La tradizione del maiale in Calabria.

Luigi Bisignani & Pasquale  Loiacono

La tradizione del maiale in Calabria
Dalla macellazione alle pietanze

Per secoli il maiale è stato al centro dell’alimentazione in Calabria con l’allevamento dell’animale la sua macellazione e la preparazione degli alimenti che poi, in una sorta di vera e propria festa, vengono consumati dall’intera famiglia

 

Un momento della preparazione del maiale

IL maiale è stato per secoli la dispensa dei calabresi e non solo: la sua macellazione, rigorosamente fatta in casa sino ad una ventina di anni fa, era un rito antico al quale partecipava tutta la famiglia. Una festa, forse cruenta, che ha segnato e scandito la vita di un’intera regione. Quasi tutti avevano il porcile, il “zimmunu” (dal tedesco “zimmer”, stanza) ove ricoveravano ed allevavano il maiale con gli avanzi di cibo pasturati con la “caniglia”, la crusca. I “zimmuni”, vere e proprie porcilaie, erano concentrati per lo più in grotte scavate nel tufo e comunque fuori dal centro abitato: una volta al giorno, generalmente nel primo pomeriggio, era una processione interminabile di donne con in testa l’ondeggiante secchio della “vrurata” da svuotare nella “scifella” (una sorta di contenitore ad angolo fra due lati del “zimmunu” e rialzato per non far traboccare la brodaglia) ove si avventava, voracissimo, il porco, con gran soddisfazione del proprietario che lo vedeva ingrassare giorno dopo giorno e già pregustava salsicce, soppressate, prosciutti e tutto il ben di Dio che dall’animale si ricava.

Quando il maiale superava il quintale, generalmente fra dicembre e febbraio, ci si preparava all’uccisione della bestia, anche perché il freddo dell’inverno era l’ideale per la conservazione della carne e la stagionatura dei salumi. Prima della data stabilita si cominciava ad “ammolare” i coltelli e a preparare la “mailla” (madia). La mattina dell’uccisione le donne si svegliavano che era ancora buio per preparare un enorme pentolone di acqua bollente che sarebbe servita successivamente per radere le setole del porco. Alle prime luci dell’alba, gli uomini prelevavano il maiale  preceduto da qualcuno con un secchio di ghiande rumoreggianti allo scopo di farsi seguire docilmente dal maiale, affamato ma riottoso (a bella posta non gli si dava da mangiare nelle ore precedenti l’uccisione per favorire lo svuotamento delle budella), il quale probabilmente intuiva la sorte che gli sarebbe toccata da lì a poco.

L’uomo che avrebbe poi scannato la bestia preparava un nodo scorsoio con una corda, quindi si avvicinava all’animale e, con molta abilità, ne agganciava l’incisivo facendo due o tre giri attorno al muso per impedirgli di mordere. Altri afferravano il suino, tenendolo saldamente e scaraventandolo su una grossa panca. I più pavidi, invece, avevano il compito di stringere la coda: operazione inutile, tanto che ancora oggi, se si affida a qualcuno una mansione simbolica, senza alcuna responsabilità, si dice che “tiene la coda al porcello”. Il carnefice, munito di un coltellaccio lungo ed affilato (“u scannaturu”), tranciava di netto la giugulare del porco che si dimenava lanciando grugniti altissimi e spaventosi rimbombanti in tutto il paese. Fra i bambini eccitati c’era anche chi, più sensibile, si nascondeva, tappandosi le orecchie per non udire quegli strepiti disperati. Il sangue, che zampillava copioso dalla gola del porco, colando in una pentola era rigirato continuamente con un mestolo di legno per evitare che coagulasse. Esso, infatti, sarebbe stato poi l’ingrediente principale del sanguinaccio, una dolcissima crema da spalmare sul pane, di cui i bimbi di un tempo erano ghiottissimi. Dopo una lenta agonia il povero animale esalava l’ultimo respiro ed allora ci si preparava a raschiare la cotenna.

Quando anche questa operazione era terminata, il “macellaio” incideva la pelle delle zampe posteriori facendone fuoriuscire i tendini nei quali veniva infilato un attrezzo di legno a forma di triangolo senza base sicché, con l’aiuto di una carrucola, o più semplicemente a forza di braccia, l’animale, per essere squartato, veniva issato ed appeso ad un gancio che spuntava dal soffitto. A questo punto aveva inizio un’operazione complessa e delicata nella quale emergeva tutta la perizia del “macellaio”. Per prima cosa estraeva l’apparato genitale dell’animale, che veniva usato poi dai falegnami per ungere le seghe, quindi tagliava la testa. Poi passava, delicatamente, ad aprire il ventre dal quale cavava la vescica, subito affidata ad uno degli aiutanti perché, dopo averla svuotata, la lavasse accuratamente e, con l’aiuto di una cannuccia, la  gonfiasse. La vescica, nei giorni successivi, era riempita con lo strutto ancora caldo e liquido che, dopo qualche giorno, solidificava. Dunque, con molta attenzione, onde evitare di forare le budella, toglieva tutto l’apparato digerente, il colon e l’ intestino tenue. Continua a leggere

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Tartufo protetto sindaci insieme

tratto dalla Gazzetta del Sud

Tartufo protetto sindaci insieme

10/02/2014

Protocollo di intesa per la tipizzazione e tutela del tartufo del Pollino. I sindaci e il Parco del Pollino sottoscrivono proposta Slow Food per rilanciare il territorio.

Tartufo protettosindaci insieme

Tartufo del Pollino, c’è l’ok del Parco e dei sindaci del Pollino all’avvio della ricerca scientifica per tipizzare e, quindi, valorizzare uno di quei marcatori identitari sui cui investire in termini turistici, commerciali e di tutela e promozione del paesaggio. Si aggiungono nuovi comuni alla firma del Protocollo proposto da Slow Food. Coinvolte anche le associazioni dei tartufai. Entro il prossimo 21 febbraio le delibere dei singoli comuni. Entro fine mese un evento pubblico per ufficializzare l’intesa raggiunta. Il secondo e penultimo momento di incontro tra i sindaci del territorio, riunitisi questa volta presso il Protoconvento a Castrovillari, è stato utile e proficuo per raccogliere ulteriori integrazioni alla bozza di protocollo redatta dalla Condotta Slow Food Sibaritide – Pollino e tramessa ai Comuni coinvolti per la necessaria adozione.  Importante l’annunciata adesione del Parco del Pollino, spiegata e motivata, per le finalità condivise, dal Presidente Domenico Pappaterra. Ai comuni di Castrovillari, Saracena, Morano Calabro, San Basile, Civita, Frascineto, Mormanno, Laino Borgo, Laino Castello, Acquaformosa, Lungro, Papasidero, si sono aggiunti anche i comuni di San Donato di Ninea , San Sosti, Verbicaro ed Orsomarso indicati, dai presidenti delle due associazioni di tartufai interpellate (Mario Galima e Salvatore Argentano), come territori con analoga e documenta presenza di tartufo. Tra le altre richieste integrative: l’ancoraggio del Protocollo al rispetto esplicito, da parte dei comuni aderenti, di un apposito regolamento per la raccolta a tutela dei paesaggi, a cura delle associazioni tartufaie e l’indicazione specifica dei periodi biologici di raccolta del tartufo.

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Giochi di altri tempi : Cavicchiula ,Lippa,mazza e spizzingulu…

Luigi Bisignani

Cavicchiula o Lippa  (gioco)

La lippa o cavicchiula  è un antico gioco popolare italiano che risale al XV secolo. La pratica della lippa s’è diffusa in varie nazioni europee quindi periodicamente si disputano tornei internazionali a livello agonistico.

Nella cultura popolare di alcune regioni d’Italia il termine viene utilizzato per descrivere qualcosa di particolarmente celere (es. andar veloce come una lippa).

Nome

È noto con questo nome: aru paisi mia  San Donato di Ninea “Cavicchiula“.

In Toscana (a Prato anche “cibbè” a Livorno come “ghinè”) e altre regioni italiane, ma ha anche diverse denominazioni dialettali: per esempio a Brescia e Bergamo è noto con il nome di “ciáncol”,a L’Aquila come “zirè”, a Verona come “s-cianco”, a Treviso come “pito”, a Vicenza come “còncio”, a Mantova come “s-ciancol”, a Mede (Pavia) come “ciaramèla”, ad Alessandria come “cirimèla”, a Rovigo come “bindeche”, a Ferrara come “Bac e pandòn”, a Padova come “pindolo”, a Venezia come “pandolo” (come pure a Pirano) o “massa e pandolo” (in tempi moderni “mazza e pindolo”), in Friuli come “pìndul pàndul” oppure gioco del “lip”, a Canicattì come “tanapapiù”. A Napoli, Caserta ed in generale in Campania è noto come “mazza e pivezo”. A Conza della Campania in provincia di Avellino si chiama “mazza e pieuz”, a Pescara “mazz’ e cuzz'”. A Cosenza “stiriddru” Per i ragazzi pugliesi il suo nome è “mazz’e licche” o “mazz’a ccurte”. A Roma come “bastone e nizza”, in Ciociaria come “zicchia“, in Romagna come “giaré”, a Terracina come “mazza e saràga”. Nel Sud del Canton Ticino (Svizzera Italiana) viene chiamato “rèlla”. A Siracusa è chiamato “scannello”. Mentre a Gioia del Colle in Puglia il gioco è famoso sotto il nome di ” pizzecal’ A Serra San Bruno in Calabria il gioco è famoso sotto il nome di ” mazza e spizzingulu “

a San Donato di Ninea “Cavicchiula”

Regolamento

Il gioco è effettuato con due pezzi di legno, generalmente ricavati dai manici di una scopa, uno di circa 15 cm in lunghezza con le estremità appuntite (chiamato lippino o bastuni), l’altro lungo circa mezzo metro chiamato lippa (o pruozzulu): si traccia a terra un cerchio ed un ovale per posizionare il lippino. La tecnica consiste nel colpire con il pezzo lungo il pezzo piccolo su un’estremità per farlo saltare (questo il motivo delle estremità appuntite), quindi colpirlo. Si hanno tre tentativi, il gioco consiste nel lanciare il pezzo piccolo quanto più lontano possibile. Continua a leggere

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Come eravamo : Mà davèru l’àmu mìsu ncrùci?

La Redazione  & Minucciu

Mà davèru l’àmu mìsu ncrùci?

Estratto dall’Appendice del volume Ninaia.

 Mà davèru l’àmu mìsu ncrùci?

 Da ragazzo spesso sentivo i compaesani più vecchi o di salute malferma piangersi addosso e sostenere “m’ànu mìsu ncrùci”, “mà ppìcchi àmmìa”, àcchìni hàiu fattu i chiovira?”. Poteva acche accadere di sentire o vedere il compiacimento per un’azionaccia od una dura punizione, con parole del tipo “l’àiu mìsu ncruci” o “dd’àiu dàtu lìnnu e chiovira”.

Dette espressioni si riferivano  alla passione di Cristo ed erano residui di una antica memoria oggi cancellata dalle tradizioni, secondo la quale si voleva alcuni antichi calabresi fra gli autori materiale del martirio.

A questa reminiscenza, ancora viva fra alcuni degli anziani di un cinquantennio fa, non è estranea la rivalità campanilistica verso un paese confinante, i cui abitanti, noti per la loro crudeltà e per l’essere infidi, venivano menzionati con disprezzo “ammazzacristi” perché, tradizione “ab antico”, voleva alcuni di loro  “npèdì àra crùci” e non in veste di penitenti. Questa forma di “disprezzo” era naturalmente reciproca e gli abitanti del paese in questione, alla prima occasione ribaltavano l’accusa verso i sandonatesi.

Il clero, che del martirio di Cristo accusava “in primis” gli ebrei, non perse occasione per cavalcare la diceria, tacciando di “ammazza cristi” i popolani più riottosi all’autorità ecclesiastica, vuoi perché la fonte era autorevole, vuoi perché l’argomento era utile a piegare e sottomettere i sandonatesi, gente che, verso la pratica e la partecipazione a cerimonie religiose, si mostrava piuttosto riottosa, ribadendo così la propria discendenza ed appartenenza alla genia bruzia.

La “vexata questio” nasce durante il medioevo ed in ambito accademico, da un passo delle “Noctes Atticae” di Aulo Gellio, nel quale, l’autore latino, spiega l’espressione “Decemviros Bruttiani verberavere”, usata da Catone in una sua orazione. Lo storico latino spiega origine e cause di questa ignominia che voleva i bruzi, traditori nei confronti della repubblica romana perché alleati con Annibale. La sconfitta del generale cartaginese ebbe conseguenze sul popolo bruzio, coperto di ignominia e disonore tali da non poter più prestare servizio nell’esercito romano ma obbligato a seguire i magistrati nelle province dell’impero, quali “peregrini reditici” ed a venire impiegati in ”officia servilia” e come fustigatori, flagellatori torturatori.

Nel medioevo, la diceria fu reiterata in ambito accademico, su “incipit”, non si sa quanto involontario, del cardinale Cesare Baronio (1538-1607), autore degli “Annali ecclesiastici fino al 1198”, opera nella quale cita gli scritti del Gellio. Un secolo dopo, il domenicano Giacinto Serry, dell’università di Padova, nelle sue “Exercitationes historicae”, per motivi di antagonismo accademico con padre Giordano Pulicchio da Amantea, bibliotecario presso la stessa università patavina, da per certa l’identità dei carnefici di Cristo, indicando con certezza la loro appartenenza ai bruzi e quindi all’antico popolo dei calabresi. Insomma per screditare un concorrente, il domenicano francese non ha esitato ad infamare una intera popolazione.

L’infamia, qualche decennio avanti del Baronio, era però stata anticipata e perpetuata da Niccolò Perrotto e da Ambrogio Calepino. Quest’ultimo nella sua “dictionum interpetramenta” del 1502, diffonde la vulgata, gia consolidata, che arricchisce con nuovi particolari nelle edizioni successive del suo dizionario, nel quale, riporta che “i bruzi sono selvaggi e turpi. Furono servi e pastori al servizio del Lucani dai quali fuggirono stabilendosi in luogo nascosto ove ora è Cosenza…per causa di Annibale vennero in potere dei romani ed a causa della loro slealtà vennero distrutti e, privi di dignità ed onore, costretti per sempre alle opere servili”. Continua a leggere

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“Taranta Nova”,giovane band di San Donato di Ninea

La Redazione & Gazzetta del Sud

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Giovani Sandonatesi Partecipate anche voi…

la Redazione & Diritto di Cronaca

Loiacono e Castagnaro invitano i cittadini al primo workshop sui Pisl

CASTROVILLARI – (Comunicato stampa) A sostegno di una grande azione territoriale per lo sviluppo delle capacità e vocazioni presenti.  “Uscire dalla crisi si può. La ricetta? Coniugare competenze, volontà, inventiva per ridare impulso alla voglia di creare impresa.” Lo dichiarano gli Assessori del Comune di Castrovillari, allo Sviluppo Ambientale e Tecnologico, Turismo e Politiche Giovanili nonchè alla Programmazione Territoriale e Valorizzazione dei Beni Pubblici, rispettivamente Angelo Loiacono e Giovanna Castagnaro i quali  invitano i cittadini  al primo workshop sui Pisl, programmato per sabato 8 febbraio a partire dalla ore 16 nella Sala 14 del Protoconvento Francescano.  Un dialogo, importante, per costruire lo sviluppo possibile.
“Intanto già dal prossimo 11 febbraio-  fanno presente i due esponenti-  sarà operativo ogni martedì, dalle ore 16 , al secondo piano di palazzo Calvosa, su corso Garibaldi,  l’ufficcio dedicato ai PISL, finalizzato ad assistere le progettualità e per accompagnare le idee imprenditoriali del territorio. Un ulteriore «aiuto che offriremo insieme allo staff tecnico – aggiungono Castagnaro e Loiacono – al fine di approfondire e guidare alle opportunità offerte dai bandi».

«L’occasione prossima dei Pisl – riferiscono i due Assessori- è un’esperienza esaltante che il nostro Territorio non può lasciarsi sfuggire per ridare fiducia alla capacità e alle intelligenze che abitano la nostra città ed il nostro comprensorio».
Per questo motivo l’amministrazione comunale, guidata dal Sindaco Domenico Lo Polito, ha previsto una serie di appuntamenti aperti al Territorio ed a quanti vogliono essere protagonisti di questa nuova sfida intercomunale alla quale prenderà parte anche lo staff tecnico composto da Francesco Calà, Salvatore Leto, Francesco Parrilla e Lilia Infelise i quali sono chiamati ad esporre i contenuti della linea d’intervento 5.3.2.3 “Azioni per la qualificazione, il potenziamento e l’innovazione dei sistemi di ospitalità delle Destinazioni Turistiche Regionali”, per un importo di € 1.500.000,00, e la 5.3.2.2 “Azioni per il potenziamento delle Reti di Servizi per la promozione e l’erogazione dei Prodotti/Servizi delle Destinazioni Turistiche Regionali”, pari a € 500.000,00.

“Parola, dunque,  ai giovani e agli operatori economici interessati ad approfondire le modalità di approccio a questi importanti strumenti di programmazione e sviluppo del territorio- precisano concludendo gli Assessori Castagnaro e Loiacono-  dei quali il capoluogo del Pollino è la città capofila di un ampio numero di Comuni (Acquaformosa, Altomonte, Civita, Firmo, Frascineto, Laino Borgo, Laino Castello, Lungro, Mormanno, Mottafollone, San Basile, San Donato di Ninea, San Lorenzo del Vallo, San Sosti, Sant’Agata di Esaro, Saracena e Spezzano Albanese) che vanno dal Pollino alla Valle dell’Esaro. “

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Si votera certamente domenica 25 maggio.

La redazione  & Quotidiano della Calabria

In Calabria voto in 141 comuni, Rende il più grande,San Donato nella lista.

Il decreto ancora non è stato firmato, ma sembra delinearsi la data nella quale saranno rinnovati i consigli comunali in scadenza. Si convergerà in un unico giorno con le europee. Solo due i centri calabresi oltre quindicimila abitanti chiamati a scegliere il sindaco
Amministrative, si va verso un election day a maggioIn Calabria voto in 141 comuni, Rende il più grande

 

ROMA, 1 FEB – Oltre 51 milioni di italiani saranno chiamati alle urne, con ogni probabilità, il prossimo 25 maggio, per una election day che vedrà il rinnovo del Parlamento europeo e di 4.073 comuni.
Il decreto con la fissazione della data deve essere ancora emanato. Certo è che le europee devono svolgersi, in tutta Europa, nel periodo compreso tra giovedì 22 e domenica 25 maggio 2014. Dal momento che nell’ultima legge di stabilità è stato deciso che le elezioni si terranno in un solo giorno, la domenica, risparmiando 100 milioni ad elezione, è più che probabile che si opti per l’election day, accorpando le due scadenze elettorali nella giornata del 25 maggio.
Le Comunali 2014 riguarderanno 4.073 comuni; si voterà prevalentemente nei Comuni che dovranno rinnovare gli organi di governo eletti nel 2009 ma ad oggi sono più di 100 i Comuni commissariati che dovranno rieleggere i propri amministratori. Tra questi i 16 nuovi Comuni nati a seguito delle fusioni intercorse fra 37 Comuni soppressi dal 1 gennaio 2014.
Dei 4.073 comuni al voto, 235 sono superiori ai 15 mila abitanti (10 mila per la Sicilia), 3.838 sono inferiori a questa cifra. I comuni capoluogo sono 26: Biella, Verbania, Vercelli, Bergamo, Cremona, Pavia, Padova, Ferrara, Forlì, Modena, Reggio nell’Emilia, Firenze, Livorno, Prato, Perugia, Terni, Ascoli Piceno, Pesaro, Pescara, Teramo, Potenza, Campobasso, Bari, Foggia, Caltanissetta, Tortolì.
Le elezioni europee vedranno alle urne 51.034.571 elettori italiani chiamati alle elezioni per rinnovare il Parlamento europeo. Gli elettori, divisi in 61.588 sezioni elettorali – sono dati del Viminale con il corpo elettorale calcolato sulla base della revisione semestrale del 30 giugno scorso – sono 24.658.991 uomini e 26.375.580 donne. Sono 47.354.781 gli elettori iscritti sul territorio nazionale mentre 3.679.790 sono gli elettori residenti all’estero. Di questi, quelli presenti nei Paesi Ue sono 1.462.298 di cui 797.227 uomini e 665.071 donne.
Gli elettori italiani saranno chiamati a eleggere i 73 membri spettanti all’Italia, il territorio nazionale è diviso in 5 circoscrizioni territoriali: Italia nord-occidentale, Italia nord-orientale, Italia centrale, Italia meridionale, Italia insulare. A seguito dell’adesione della Croazia all’UE nel luglio 2013, i deputati al Parlamento europeo sono diventati 766, ma questo numero sarà ridotto a 751 alle prossime elezioni di maggio e rimarrà allo stesso livello in futuro. Questi deputati rappresenteranno oltre 500 milioni di cittadini di 28 Stati membri.
I componenti del Parlamento europeo sono eletti per un periodo di 5 anni. Sono elettori i cittadini che entro il giorno fissato per la votazione abbiano compiuto il 18mo anno di età. Sono eleggibili alla carica di rappresentante dell’Italia al Parlamento europeo gli elettori che abbiano compiuto il 25/o anno di età entro il giorno fissato per le lezioni. Le liste dei candidati devono essere presentate, per ciascuna circoscrizione, alla cancelleria della corte d’Appello presso la quale è costituito l’ufficio elettorale circoscrizionale dalle ore 8 del quarantesimo giorno alle ore 20 del trentanovesimo giorno antecedenti quello della votazione.

IL decreto che ufficializzerà la data deve ancora essere firmato, ma sembra profilarsi un election day che accorpi il voto per il rinnovo del Parlamento europeo e quello di 4.073 comuni italiani, decine dei quali si trovano in Calabria. E con ogni probabilità la scelta cadrà su domenica 25 maggio, con un turno di ballottaggio, per i comuni con oltre quindicimila abitanti, che a questo punto cadrebbe domenica 8 giugno. Continua a leggere

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ABBANDONO

La redazione

ABBANDONO

Piangono i paeselli, non li udite?
dai tetti rossi alle grondaie
ed alle tristi, impolverate soglie
è un pianto live, qual fruscio di foglie.

Paesi in agonia e abbandonati
vuoti di giochi, di passi e allegre voci:
da imposte chiuse e da camini spenti
escono tenui e flebili lamenti.

Cari paesi…! Mollemente adagiati
sotto la coltre della bianca neve
oppur ttra verdi e pianeggianti valli
raccolti e uniti, da tortuose calli.

Manca il lavoro e tutti se ne vanno
verso citta e grossi agglomerati
chiuse le case, baciate dal sole
deserti i prati, fragranti di viole.

Filtrato dalla quiete e dal silenzio
mi sboccia in cuore, solenne un sentimento
io non ti lascio… caro paese mio!
Con te rimango, finché lo vorrà Dio.

Dal libro edito: ” Anima inquieta”

testo di: Marta Alberti

foto : Luigi Bisignani

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RITORNO AL MIO PAESE

La redazione…

RITORNO  AL MIO PAESE

Sono partito da tanti anni,ma da tempo nel mio paese natale, volevo tornare,!!l’ultima lacrima voglio versare.

Stanco, irritato, da mille dolori

seppur ricolmo di soldi ed onori.

In tutto il mondo ti ho trasportato,

guardando il vuoto sui fiori ormai secchi.

Ma la distanza mi ha sempre impedito

di essere là assieme ai miei vecchi Amici

Come ricordo il profumo di sera,

assieme alla neve a cercar Primavera.

Ogni mio passo era come un ruggito,

che mi serviva a scalare irretito

quelle stradine ed austere

che mi ricordano donne severe.

Un buon profumo d’altronde ricordo

quello del pane, bollente, ch’io mordo

prima di andare alla casa di sera

dove mia madre un bel giorno mi spera.

Ora anch’io torno nel luogo d’infanzia

solo il ricordo mi torna in vacanza.

Solo, invecchiato e senza amicizie,

sono affamato di sole e primizie.

Quanto mi manchi paese lontano,

quanto il mio cuore è ricolmo di amore.

Ora che vecchio, ma sempre SANDONATESE

l’ultimo alito voglio lanciare

sopra la chiesa  del mio paese

 dove il respiro diventa vapore.

Così il mio animo potrà vedere

quanto è speciale questo

LUOGO DEL CUORE

SAN DONATO DI NINEA .

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Si prepara il futuro…

La Redazione

Cosa c’é di nuovo al paese ?

Dopo la sagra e le feste Natalizie ,tutto  é calmo,spaventosamente calmo  e deserto.

Le persone che restano fanno il loro solito maneggio giornaliero ed i giovani dopo la scuola si ritrovano in un  bar o sulla piazza per passare il tempo.

Dalle informazioni che ho avuto, nel silenzio  quasi della notte, si preparano le liste elettorali per eleggere il nuovo sindaco ,non dimentichiamo che siamo gestiti da un commisario ,e si, non dimentichiamo che non siamo stati capaci di assumerci  fino alle nuove elezioni.

Allora si preparano le liste.

Vi ricordate l’ultima volta? per un solo voto una lista fu dichiarata vincente, ma non avendo la maggioranza assouluta fu difficile molto difficile, restare al comune e piano piano ci fu la dimissione e l’arrivo del commisario.

Allora secondo voi chi si presenta ?chi vuole essere sindaco ,assumere il posto del numero uno del paese ?

Dalle voci che circolano  ci sarebberero tre liste in preparazione  e forse una quarta ,che sarebbe una grande novità.

Nelle tre liste si conoscono i nomi ,che non possiamo per adesso pubblicare,mentre se la quarta si fa, sarebbero  personaggi nuovissimi, che secondo le voci a me recapitate, avrebbero un programma giovanissimo  e composto l’avete capito da gente giovanissima.

Io penso che  si debbono fare le liste ma con persone che nel loro programma mettono in evidenza tutti i problemi del paese e lavorare unicamente per il paese.

Inoltre, bisognerebbe dire, che anche se ci sarà una minoranza dovrebbe lavorare pure per la  ricostruzione unicamente del paese e non per le cose personale ,come già detto e ripeto » la politica da sacchetta » deve sparire da San Donato.

Facendo una politica per il paese tutti ci troverebbero quel lato positivo paesano che manca tanto .

Questo articolo dovrebbe essere l’inizio  del dibattito positivo che manca al paese,unicamente per il bene del paese   si puo lavorare tutti insieme.

Leggendo qui  puoi lasciare le tue idee che potrebbero includerle nei programmi di ogni lista.

Dai la tua opinione,la tue idea aiuterai anche tu il paese.

Aspettando le liste  ,i nomi i programmi di ognuno, lascia qui le tue idee e opinioni per far rinascere il paese,puoi anche  tu dire la tua.

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