Buon Compleanno alla Banda di San Donato di Ninea

Maria Ferraro

Anche se con qualche mese di ritardo  auguriamo alla banda musicale di San Doanto di Ninea “Amici della Musica” un Buon Compleanno !!!

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XXIII Festa d’Autunno 2013….?

La Redazione

Si fa…? non si fa…?

Ogni anno dopo il mese d’agosto, s’inizia a parlare di questa famosissima « SAGRA della CASTAGNA ».Eravamo alla XXII…si rimane qui o si continua?Fin dal 1991 ogni anno ,il primo wkd di Novembre si festeggia per tre o 4 giorni  questo frutto Sandonatese. la storia della Sagra (cicca qui)

Fin dal lontano 1991 si prevedeva un’immenso successo  e qualche hanno fa si passa dalla « Sagra della Castagna a Festa d’Autunno ».Sempre con lo stesso successo.

Da tutte le parti d’Italia e d’Europa la gente veniva per assistere alla festa della castagna Sandonatese  a tale punto che la gente differiva la festa d’agosto al mese di novembre.

Molto importante per gli emigrati sandonates,residenti  ed innamorati delle belle specialità.

Tutto si trovava in questo evento :i colori ,i profumi dell’autunno mescolati ai vari folclori,una vera festa piena di sapori e colori.

Cosa ne resta dopo la XXII edizione ?Inutile di fare la storia di questi ultimi due anni  sapete come si trova il paese in questo momento senza amministrazione.

Se si fa un po la cronologia  delle feste che si facevano al paese cosa ne resta ?  da Gennaio  a fine d’anno c’era sempre un evento : la festa del 6 gennaio,carnevale,24 maggio,agosto, festa della castagna ed ultimamente festa del cinghiale…fate il giro resta o non resta solo la festa della castagna.

Or che vi parlo, non se ne parla nemmeno,non si fa nemmeno una piccola illusione a questa  XXIII edizione…colmo della storia delle feste se questa non si farà il paese sarà uno dei pochi paese nel mondo dove si faranno solo qualche processione,meno male che almeno queste si fanno ancora.

Se la XXXIII non si farà ,anche se sono di natura  molto ottimista ,non ci credo proprio,ma lo auguro per il bene del paese che si faccia. Se non si  farà,sarà una vera catastrofe per il paese e sopratutto per la minuscola economia dei commercianti e del paese intero.Mi auguro che tutto i commercianti prendono atto da questo istante che senza questo evento sarà una catastrofe principalmente per loro,dico loro “UNITEVI” adesso prima che sia troppo tardi !!

Chiedere all’amministrazione, conoscete la risposta.

Spero che il Commisario che sarà in posto fino alla prossima primavera   faccia qualcosa per  non far dimenticare e cadere questa famosa festa conosciuta dapertutto.

“Sr Commisario faccia una buona azione, per il bene della comunità Sandonatese,della Calabria e Italia compresa ,faccia in modo che la XXIII avrà luogo.”

A nome di tutta la comunità sandonatese la ringrazio in anticipo.

Luigi Bisignani

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Risposta ” alla lenta agonia del paese…”

La redazione & Minucciu

Direttore egregio.

Ritengo che il tuo articolo per mezzo del quale, sul Giornale interattivo, hai reso preciso e puntuale resoconto sulle condizioni “fisiche” dell’abitato, più che una constatazione amara della dura realtà, sia un “grido di dolore” (perdona il richiamo di savoiarda memoria) che dovrebbe essere raccolto da tutti i nativi sandonatesi.

La tua descrizione delle attuali disastrose condizioni dell’abitato, fa riemergere brutti ricordi, paragonabili agli acidi rutti di un pasto mal digerito, similitudine un po’ dura o fuori luogo, della quale chiedo scusa. Richiama dalla memoria quelle brutte sensazioni che l’emigrato ha provato al rientro in paese, quando ha guardato il luogo natio con gli occhi ormai abituati ad altre visioni e la mente assuefatta ad altri panorami .L’abitato di San Donato nel suo insieme è bello e caratteristico ma mal tenuto, da sempre. Oggi diamo la colpa allo spopolamento ed all’abbandono delle proprietà, se il suo impianto urbano, la sua orografia ed il paesaggio nel suo insieme, col concorso ed a causa di trascuratezza e scelte dissennate, ha subito insulti e guasti ormai irreparabili. Di chi la colpa? Di noi tutti. Dei nativi sandonatesi, siano essi ancora residenti od emigrati. Ciò che è successo è responsabilità collettiva, cioè di tutti, perché di tutti è la cura e la tutela del bene comune, compreso ed inteso, con questo, anche la oculata scelta delle persone alle quali delegare la cura e la custodia del patrimonio pubblico e talvolta anche di quello privato. Nei commenti al tuo articolo ho notato anche argomenti autoassolutori ed accuse neanche tanto velate agli amministratori. Ribadendo il concetto precedente, mi viene da chiedere, chi li ha scelti? Chi li ha votati? Chi ha conferito loro delega e poi di fronte a decisioni non condivise ha mormorato invece di protestare ed inchiodare alle proprie responsabilità quella gente che si è dimostrata inetta od incapace di amministrare? E le dette domande valgono per tutte le passate amministrazioni, da quella di ieri a quella degli anni e dei decenni passati, fino a risalire ai decurionati di borbonica memoria.

Conosco un po’ della storia sandonatese e ciò che hai descritto non mi ha meravigliato, sebbene manchi dal paese da oltre mezzo secolo, salvo rare visite e mai negli ultimi quindi anni. So che per taluni compaesani la prolungata assenza sarebbe un buon motivo per tacere. Chi va via, chi abbandona il paese è assimilato agli esiliati, perde tutti i diritti. E’ lodevole però se mantiene il dovere della rimessa in danaro, circostanza che per tanti anni ha retto l’economia sandonatese e fonte economica dalla quale hanno avuto origine quei tributi che amministratori capaci ed oculati dovevano trasformare in servizi collettivi, in bene comune. Continua a leggere

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RIUSCIRANNO A INVERTIRE LA ROTTA?

La redazione & Giovanni Benincasa

RIUSCIRANNO A INVERTIRE LA ROTTA?

 Il presente brano, qualche tempo fa, è stato già pubblicato sul nostro giornale, ma dopo l’ultimo articolo di Luigi Bisignani sento il desidederio di riproporlo per evidenziare che se qualcosa è cambiato è solo in peggio tranne che per il Santuario di Sant’Angelo che a seguito del restauro è sicuramente godibile pur con l’assenza di illuminazione causa il mancato allacciamento alla rete per “ignoti motivi”.

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Questo piccolo “brano” dedicato al nostro paese, nasce, assolutamente, da un fatto casuale e l’ho volutamente titolato con una domanda, conscio che la situazione amministrativa e il dissesto del territorio comunale che vengono rappresentati sono a dir poco disastrati. Il tutto viene ulteriormente aggravato da una crisi di livello sovrannazionale assolutamente stressata dalla crisi dei mercati di tutto il mondo. Quindi, l’impegno che la  amministrazione in carica, eletta  da qualche mese,  si trova ad affrontare è davvero arduo e non lascia adito a dubbi: qui o si fa San Donato o si rischia l’accorpamento con la conseguenza di smembrare completamente ciò che lega il centro capoluogo al suo territorio e di conseguenza tutto il nostro territorio diverrebbe marginale ad altri comuni.

Il fatto occasionale, che mi ha portato a voler dare risalto a qualcosa che sono sicuro i nostri amministratori conoscono molto bene, è il ritrovamento, sul parabrezza della mia auto, di una rivista periodica edizione 2008, ancora nuova di zecca nella sua custodia di cellofane. Questo è avvenuto nella prima decade di luglio scorso “2011”, durante i festeggiamenti della Madonna delle Grazie, mentre assistevo ad un concerto a Spezzano Albanese. Il titolo “APOLLINEA” che lascia trasparire gli argomenti trattati e la data di edizione mi hanno molto incuriosito, al punto che mi sono autocostretto a fare un giro tra le molte macchine che sostavano nel parcheggio per verificare se fosse una distribuzione vera e propria. Niente da fare, quel periodico, come caduto dal cielo sul parabrezza della mia macchina, in quel parcheggio, mi è sembrato l’unico e solo. La curiosità è stata tanta, per cui il giorno successivo l’ho quasi letto in apnea riscontrando che gli argomenti trattati sono inerenti il Parco del Pollino, come era evidente, e l’economia calabrese. Insomma tutti cercano di trarre benefici da questa istituzione, mentre San Donato risulta essere un comune assai marginale. Cito i brani che più hanno lasciato un segnale martellante nella mia mente: -Novacco: un sogno che si avvera; III corso propedeutico alla formazione di accompagnatori di escursionismo; L’economia perduta della Calabria (le ferriere borboniche nel cuore delle serre: Mongiana).

–         NOVACCO è una località nel comune di Sarecena, con una storia a cui oserei accostare la storia della nostra segheria, di contrada Pantano, che fino agli inizi anni 60  ricordo funzionante e con la teleferica che trasportava tronchi dai nostri boschi. A Novacco lo sviluppo è stato più importante, li arrivarono maestranze da tutta Italia e trovarono posto: stabilmente 500 persone e nei periodi di taglio circa 1000. Poi anche qui tutto è finito. Continua a leggere

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La lenta agonia di un paese amato e mal’amato: San Donato di Ninea

Luigi Bisignani

Sulle tracce della mia infanzia,ritorno al mio paese natale (dopo 1460 giorni), pieno di speranza, ne sono ripartito triste e desolato. Cosa sarebbe per coloro che mancano da 50 anni e più?

 Come si puo vivere in un paese dove ci stanno due paesi ? un pezzo dello stesso paese  quasi abitato ed un’altro quasi vuoto !!

Nel paese dove le abitazioni sono abitate direi che il paese vive e le strade sono quasi pulite,

mentre nell’atra metà si trova di tutto ,vie sporche,erba che escono dapertutto,case abbandonate,tetti quasi scoperti,porte sfondate ed aperte…case chiuse da decenni dove si notano fissure ai muri e vegetazione selvaggia.

La parte principale del paese che va dal girone alla motta,passando per il giardino (che ne parleremo dopo)la sellata,piazza nova (Dr Lamenza,la scalinata che va  al comune (futuro ex comune ?) oppure dalla via Carmine,la chiesa  SS trinità e poi la salita che va alla motta fino allo spiazzale della chiesa : questo itinerario centrale  direi é un pezzo del paese pulito e vivente. Il resto appena c’infiltriamo ‘nde vaneddri’ la desolazione e la lenta agonia si notano dapertutto.

Paese di 5000 anime ridotto oggi a 1500 persone ,contrade comprese direi intorno ai 15000 nei mesi d’agosto dove tutti si davano una  mano per il bene del paese,con cantanti sulla piazza vari giochi popolari,corse d’atletica etc… e processione….oggi 7 agosto 2013 solo la processione con quasi  1000 persone (ottimista)   e senza fuochi pirotecnici(visto l’eperienza di l’anno scorso) !!! la lenta discesa verso l’inferno ? non voglio  crederci !!

Sceso il primo agosto a Lamezia mi trovai subito sulla mia terra LA CALABRIA. Vegetazione  e montagne bellissime con un cielo incredibilmente azzurro ed un sole che ci faceva chiudere gli occhi ed un caldo veramente estivale 35°,40°.

Itinerario  di 1h30 Lamezia – San Donato ,una meraviglia ,non si hanno abbastanza occhi per guardare le meraviglie CALABRESI.Si prende la direzione Salerno per uscire ad Altomonte-San Donato di Ninea. Solo a leggere il nome del paese sul cartello dell’autostrada mi fanno arrivare i brividi ,emozionante e non siamo ancora arrivati.

Eccoci arrivati al bivio di Altomonte…200 metri dopo si gira a destra ed ecco in alto,inerte e come al solito si vede la stessa immagine come scolpita nella montagna : il mio caro paese SAN DONATO DI NINEA,che dire, momenti di silenzio ed emozionanti,un grande respiro e si riparte per questi ultimi e pochissimi Kms. Per la strada di Fondo Valle,la la strada non  é  nel triste stato che l’avevo trovata nel 2009,qualche buca ,qualche lavoretto in corso…ed eccoci al bivio che va ad Acquaformosa !!! si passa questo bivio é la prima pausa per un grande sospiro ,eccoci quasi arrivati.Si arriva al pannello « Benvenuti a Licastro »l’auto scorre lentamente come volesse farmi degustare cm  per cm  l’asfalto che mi porta al paese. Vorrei andare più veloce ma  l’auto dice di no !! ha ragione tutto si deve vedere ,guardare ,immortalizzare,prendere il tempo di respirare ,anche se fa un caldo afoso,l’auto m’indica 45 gradi… Continua a leggere

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Come Eravamo : Pàni e cipùddha.

La Redazione & Minucciu

“S’èranu pìzziàti ppì nnà pàrtitèddha ì castàgni e dùi càtuòju, fìnu à mìnti mànu àru curtièddhu”. Dopo la lite Francìscu era sparito dal paese e Giuvannìnu era rimasto a brigare per levarsi di torno la legge che voleva intromettersi nei fatti suoi e del fratello. La colpa era tutta “ì tàta”, ì zù Pippìnu che in vita, come allora costumava, non aveva provveduto per tempo “à spàrti à rròbba” od almeno disporre come voleva che i beni di famiglia andassero divisi ed assegnati dopo la sua morte. Sapeva cosa faceva il vecchio e conosceva bene i figli, “rivinciùsi e stuòrti” come era lui ed aveva paura che si sarebbero comportati alla sua maniera una volta saputo come intendeva dividere il patrimonio. “Crisciùti àra scòla sùa”, agendo proprio come aveva agito lui, avrebbero trovato modo e luogo di mostrarsi insoddisfatti ed a lungo andare gliela avrebbero fatta pagare. Seguivano in questo le sue orme ed il suo esempio visto che “àvìadi fàttu mòri ntè piducchj ù patri” e da mezzo secolo aveva troncato ogni rapporto con fratelli e sorelle ritenendosi fregato perché l’eredità cui era compartecipe, in assenza di accordo, era stata divisa solo con l’intervento di giudici ed avvocati e questi ultimi erano costati metà patrimonio.

Giuvannìnu girava, rigirava e rileggeva la lettera appena arrivata e con la quale Francìscu per la prima volta dopo quarant’anni dava sue notizie. Gli comunicava che, da lì ad un mese sarebbe arrivato “ccù bbàpùri à nnàpuli” e lo pregava di mandare dal paese “nù sciàffèrru ccà màchina” a prelevarlo e di non preoccuparsi delle spese, avrebbe provveduto lui personalmente. La lettera era infarcita di espressioni dialettali paesane e con qualche errore o sgrammaticatura ma questo non sorprese Giuvannìnu, il quale, a quei tempi si riteneva a ragione ed era comunemente considerato “guòmminu i pìnna”, perché aveva frequentato tutto il ciclo delle elementari e sapeva mettere in fila un intero discorso senza errori. Francìscu invece si era fermato alla seconda classe; non ché fosse incapace o minorato, era solo un bambino impaziente, vivace e perennemente distratto, sempre con la testa altrove preso dai suoi pensieri e dalle sue fantasie. Questa poca inclinazione per lo studio aveva indotto zù Pippìnu ad impiegarlo in anticipo nelle attività familiari mentre Giuvanninu, più piccolo di un solo anno, continuava a frequentare la scuola. Questa circostanza fu uno dei primi motivi di contrasto tra i fratelli perché Franciscu riteneva di avere più meriti avendo contribuito per tre anni in più “àra ricchìzzi dà càsa”. Continua a leggere

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I “Taranta Nova”

La Redazione

 Taranta Nova

Sapere che esistono é una cosa, vederli in Live ,credetemi é veramente una cosa formidabile. Ero li ,a San Donato il 5 Agosto  “Aru Giruni”

 

La gente arrivava da tutte le parti, il girone grande piazza ,ormai ritrovo della gioventù Sandonatese,diventa subito troppo piccola.

Non c’erano solo giovani ,ma vidi seduti ,come nei bei tempi alla sellata,molte persone anziane e si avete ben letto i nostri anziani sandonatesi apprezzano da buoni intenditori LA BUONA e VERA MUSICA dei nostri amici dei TARANTA NOVA.

 

 

 

Il nostro amico e maestro paesano Angelo Rotondaro

presenta il gruppo e subito inizia la festa musicale,

incredibile  la fusione,il messaggio musicista pubblico arriva subito,

la fusione festiva arriva come un fulmine  a tale punto che il  davanti del palco scenico diventa una discoteca all’aria aperta.molti giovani e più anziani iniziarano a ballare al suono della formidabile musica popolare deiTaranta…

Un vero successo ,una vera festa !!!

 

 

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RITORNO ALLE ORIGINI

La redazione & Marta Ambrosini

Come disse il poeta ( Èmile Zola nel suo Diario Romano del 1894 )” Espressione seria, profonda, triste… niente scoppi di risa o di allegria…”

Penso queste parole si adattino benissimo all’ emozione vissuta pochi giorni fa’ da parte di mia madre quando ‘e tornata a visitare la casa in cui è nata nel lontano febbraio del 1923.

Emigrata in sudamerica a soli quattro anni, soltanto vaghi ricordi l’ hanno per sempre accompagnata . “La grande scala in pietra che portava su in camera, il banco di cemento per sedersi fuori a guardare dall’ alto i passanti sulla via Rovereto e l’ immagine della cara nonna Annunziata sempre vicina a curarla”.

Molti anni son passati, una vita trascorsa in terra straniera, ma l’ idea di rivedere i luoghi natii non l’ ha mai abbandonata.

A novant’ anni ( compiuti il 04 febbraio mentre eravamo in Italia ) in una tiepida giornata invernale, ho avuto il piacere di accompagnare mia mamma per la seconda volta ( prima c’ era stata molti anni fa’ insieme a mio fratello) nella sua terra natale.

Marta (Renata) Ambrosini Malnati nacque a Varese, ( Regione Lombardia) quartiere San Fermo il 04 febbraio 1923. Vaghi ricordi di una tenera età che portò sempre con sè.

Nel 1927, insieme al fratello Romeo, alla cara mamma Rosa e a due zii, lasciarono l’ Italia per trasferirsi oltreoceano dove suo padre partito un tempo prima li attendeva. Ma come tanti italiani anche se “ si può sradicare un uomo dalla sua terra questa terra non si può sradicare dal cuore dell’ uomo”.Per lei e la sua famiglia, nonostante la lontananza l’ Italia fù sempre presente. In sudamerica trascorse la sua vita. Imparò una nuova lingua, piantò radici, si sposò (con il figlio di una veneta) ed insieme crebbero tre figli perchè purtroppo, la seconda figlia, la perse tragicamente all’ età di solo sei anni.

E tutto passò presto… Una vita!…la sua vita!

Ci vuole coraggio a voler intraprendere un così lungo viaggio a novant’ anni.Ore di attesa nel via vai degli aeroporti, ( Montevideo, Sao Paulo, Lisbona) cambio di aerei, tanta stanchezza, ma in fondo una voglia enorme di tornare finalmente in patria.

E così è stato. Per fortuna non eravamo sole lei ed io. Due belle e giovanissime nipoti ci hanno accompagnato ed anche loro si sono meravigliate con le bellezze della terra italiana. Tutte insieme abbiamo potuto visitare Varese ed il suo SacroMonte.Poi la capitale lombarda ed il suo imponente “Duomo” che tanto è piaciuto a mia madre e la elegante Galleria Vittorio Emanuele II. Accompagnate da cari parenti siamo andate prima a Como a fare la passeggiata e poi su al Mottarone in Piemonte a veder da vicino la neve e tanti sciatori. Poi coi moderni e confortevoli treni italiani ci siamo trasferite alla città di Giulietta, la Verona dei Signori, stupenda! ed alla sempre bella Venezia addobbata a festa con le maschere del carnevale. E finalmente dando compimento ad un altro grande desiderio di mia madre siamo arrivate alla città“ Eterna” ed al Vaticano. E per finire non potevamo non fare una scappata questa volta con un modernissimo” Frecciarossa” alla città rinascimentale detta “dei fiori”, (anche se d’ inverno), per sempre indimenticabile.

 

Un vero ritorno alle nostre origini, Un’ esperienza con delle enormi emozioni che ricorderemo per sempre.

Un grazie sincero alla vita che ce lo ha permesso di fare.

MARTA ROSA MARTINEZ AMBROSINI

TACUAREMBO’

URUGUAY

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Agosto Sandonatese 2013

La redazione

Festa D’agosto 2013La festa “Agosto Sandonatese si  farà quest’anno ?

Questa é la domanda che arriva spesso alla redazione.

Il 2013 resterà nelle memorie come un anno negativo per il paese, crisi politica  ed un mese d’agosto che arriva in silenzio,nemmeno si  parla o si accenna dell’abituale festa del Santo Patrono.

In tutte le bocche la stessa frase : quest’anno si fa o non si farà ? …siamo alla fine di luglio e nessun mormorio si sente …é la prima volta che la ricorrenza della festa annuale arriva in silenzio.

Sicuramente ci sarà la Processione del 3 Agosto,discesa del Santo Patrono al Pantano e la processione del rientro il 7 agosto per le vie del paese, ed il resto ?…

Chi ci sarà  vedrà… speriamo in un esito postivo e per i residenti che per i tanti sandonatesi che vivono fuori e che si apprestano al  ritorno annuale.

Auguriamoci un esito POSITIVO !!

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Come eravamo : A’ cànnalètta.

La redazione é Minucciu

A’ cànnalètta.

Zù Piètru ghèra pròpiu cuntèntu, avìa nù càpu d’opèra nfàcci’ càsa ed’àvìadi pùru sparagnàtu cìnquicièntu lìri sùpa u prièzzu c’àvìadi fàttu ù màstru. Ghèra cuntèntu cà ntà vìrnàta on c’èranu cchiù ù pinzièri da cànnalètta chi s’àttippàvadi e rù jèlu culànnu ònn’avèra fàttu cchiù quìri pizzifierri chì gùnu, l’atànnu cadiènnu avìadi quàsi accìsu cùmma Càrmèla e sùlu i mìdicìni e spìsi dò mièdicù, ghèra custàta n’uòcchiu.

E pùru màstu Cìcciu si priàvadi, ppicchì avìa fàttu fìssa e cuntèntu zù Piètru Dd’àvìadi gàvuzàtu ù prièzzu ì qùinnicimìlacìnquicièntulìri, accussì sèra rinnùtu pùru quìri dùimilalìri i dùiànni prìmu, chi zù Piètru s’era scurdàtu ì pagà, cùmu àru sòlitu sùa.

Ghèra cuntèntu pùru ghìa chì ppì nnà quìnnicìna i jiuòrni, ppì mprièstu ì màstru Pascàli, addhùvi ghèra àra putìga, m’èra dìvirtùtu ad’àiutà màstu Cìcciu à chjcà à lànnia ed’àra saldà ppì ffà i cànnalètti e pùa àvìamu muntàta, dè cìramìli nsìnu ntèrra, spìnzulànnu dé barcùni o dé finèstri. E nnò ppì nnènti, cà màstu Cìcciu, gàlantòmu cùmu ghèradi, m’àvìa fàttu nù bèllu rigàlu.

I cànnnalètti zù Piètru àvìa bbulùti grossi. All’àti càsi àvìanu a misùra i quinnìci assùsu e di gòttu o dèci à scìnni. A canàla, ghèra bèlla làriga i vìnticìnqui àri cìramìli e di quìnnici à scìnni, accussì ònc’èra bbièrsu i s’àttippà.

C’èra nn’àtu ch’èradi abbòia cuntèntu mèntri guardàvadi quìru chì stàvamu faciènnu. Ghèradi mmiènzu a tùtti làti fèrmia guardà  e ppì bbìdi miègghju accumpagnavadi cà pàssànnu diciènu a sùa e pùa sìnni jiènu. Ntòniu già sà sintìadi ntè rìcchj à vrùita e nnò bbidìa ll’ùra cà màstu Cìcciu scàpulàvadi e cà viniàdi a nòtti. Continua a leggere

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