Nel 2011 la produzione è calata dell’80%. Ma ora si spera nel Torymus, il nemico giurato del killer dei castagni
Una femmina di Torymus sinensis depone le uova in una galla di cinipide (Takagi)
MILANO – Rilasciato all’interno di una vallata che, da Pisogne a Ponte di Legno in Lombardia, il Torymus sinensis, l’insetto antagonista del killer dei castagni lavora senza sosta. Mangia le larve deposte dal cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus), il parassita che dal 2002, partendo dal Cuneese, ha attaccato tutte le aree castanicole italiane, decimando i raccolti e costringendo all’importazione di castagne.
LOTTA BIOLOGICA – Per salvare i castagneti, le caldarroste e i derivati delle castagne dall’aggressivo cinipide galligeno (o vespa cinese), il lavoro del T. sinensis e della lotta biologica avviata con successo vent’anni fa in Giappone è l’unica soluzione. Dopo il raccolto disastroso dello scorso anno come si è evoluta la situazione? Qual è lo stato di salute dei castagni?
QUATTRO ANNI – «Lo scorso anno abbiamo avuto una flessione del 70-80% nella produzione di castagne e tutto a cause del cinipide, delle galle che produce e che inibiscono la fruttificazione. Dalle galle, che sono ingrossamenti sulle gemme e sulle foglie, in primavera escono le larve. Nel 2009 e soprattutto nel 2010, prima nella bassa valle e poi in quella alta, nelle zone interessate ai castagneti abbiamo rilasciato il Torymus, ma i tempi della natura sono lunghi: ci vogliono almeno quattro anni per vedere i risultati», spiega Germano Squaratti, direttore tecnico del Consorzio della castagna della val Camonica con sede a Pasparolo (Brescia). «Comunque quest’anno la fioritura in giugno è stata normale. Per la raccolta dobbiamo aspettare una quarantina di giorni», continua Squaratti, «ma, rispetto, allo sorso anno c’è stato un miglioramento dello stato di salute dei castagni e in previsione possiamo già dire che avremo un lieve calo dei prezzi delle castagne. Certo, abbiamo bisogno che il meteo sia clemente perché il castagno esige molta acqua e dunque speriamo nelle piogge abbondanti di settembre perché il raccolto sia buono». Continua a leggere
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