Cùmu ghèramu: Rìgaliànnu…….. rìgaliànnu.

Luigi Bisignani

Minucciu ci ha inviato una bella ricerca sui regali che si facevano nei vecchi tempi al paese,ritengo una frase che ritroverete nel racconto:

“ntièmpi antìchi e rìgalànnu rigalannu nnì sùmu àrriddùtti à ‘nnò ghèssi cchjù pàtrùni àra càsa nòsta”.

(Nei tempi antichi a forza di regalare fummo ridotti a  non essere piu padroni di casa propria)

Si tratta ancora cosi oggi ? Forse durante le nuove elezioni che si preparono per il 26 Maggio ,avremo un ritorno del Comizio ara firriata i nnanti u juliu?

 

Cùmu ghèramuRìgaliànnu…….. rìgaliànnu.

 

Quànnu ghèra quàtràru, dìcìmu dò cinquànta nnànti, àru tièmpu dè lèzziòni àra pàrlàta ì chjni s’èradi àffàcciàtu ccì jèdu tùttu ù paìsi, spècia ì quatràri.

Sù cùmìzziu ghèradi àra Sìddhàta ù vinièsi a sàpi prìmu i jìttà ù bànnu ppìcchì ppì tièmpu muntàvanu ù pàlcu.

Ara chjàzza dò Jùjùlu mmèci parlàvanu dà fìrriàta àra lòggia dò vàgghju ed’à sènti vìniènu pùru tutti quìri dà tèrra, àmmàcàru i viècchi c’àra Sìddhàta òn cì scìnniènu.

M’àmmièntu c’ànnùj quàtràri n’àrraccùmmannàvanu i stà quèta e di stà luntàni dè paìsàni chi si mìntiènu ntè cùntuòrni ì quìri i l’àti pàrtìti, c’àru spìssu ghèradi àccasiùni ppì rigùlà cùnticièddhj viècchi.

Per chi non avesse pratica la nostra parlata chiarisco che “affacciàtu” era colui che si era candidato per una lista, non importa se di politica locale o nazionale.

Il termine “partìti” non era riferito ad organizzazioni politiche ma a storiche collocazioni sandonatesi legate ed originate da antiche contrapposizione di maggiorenti locali, nate per la difesa di interessi comuni al gruppo, cui il popolo minuto aderiva per ricavarne tutela economico-sociale.

Ed a proposito di “cùnticièddhj” rammento che in occasione dell’ultimo comizio prima delle votazioni, tenuto ‘nnànti ù Jùjùlu, ero seduto sul selciato con altri bambini proprio sotto la “lapide delle sanzioni”, intento ad ascoltare il candidato che contestava il consigliere uscente, che lo aveva preceduto nella “parlata”, circa la affermata buona amministrazione del patrimonio boschivo sandonatese dal quale si erano tratti benefici economici e posti di lavoro.

Per le elezioni comunali di quell’anno i simboli elettorali delle due liste erano di natura civica (quelli dei partiti tradizionali non sono mai stati “adottati” per le amministrative sandonatesi) uno dei quali aveva due spighe di grano incrociate.

Il contestatore, parlando aveva sventolato continuamente un foglio che aveva in mano, asserendo che trattavasi di una delibera della giunta uscente, atto dal quale ed a suo dire, poteva rilevarsi che porzioni di boschi sandonatesi da sottoporre a taglio, erano stati svenduti, anzi regalati e che il numero di posti di lavoro toccati ai compaesani era minimo e di paga bassa perché il personale qualificato e meglio pagato, la ditta appaltatrice se non erro veneta, lo aveva reperito altrove.

Il candidato-contestatore aveva tutte le intenzioni di lanciare il foglio all’uditorio sottostante, noncurante del fatto che rappresentanti dei due “partiti paesani” (nel corso dei comizi erano corse reciproche minacce), schierati a sostengo delle liste concorrenti, si erano appressati sotto la lapide con l’intenzione di impadronirsi del foglio, gli uni per diffonderlo, gli altri per distruggerlo.

Noi bambini fummo sollevati da terra e ricacciati in fondo alla piazzetta con vari passaggi di mano, mentre i Carabinieri di servizio si portavano sotto il palco ingiungendo all’oratore di non lanciare il foglio.

La parlata finì in confusione con tremende minacce ma nessuna conseguenza fisica.

L’episodio di quelle lontane elezioni mi ha restituito memoria della storia e delle vicende legate al patrimonio boschivo sandonatese che, come quello della restante Calabria, per millenni è stato si oggetto della cura gelosa delle popolazioni stanziali (iberi, osci, bruzi) che li abitavano e li vivevano, ma anche di distruzioni e sfruttamenti posti in essere, sia dai conquistatori romani, sia dai successivi invasori svevi, normanni, angioini, aragonesi, borboni, piemontesi (questi ultimi, nel periodo post unitario, con la scusa di contrastare il brigantaggio nelle terre del sud, non esitarono a bruciare interi villaggi e migliaia di ettari di boschi e foreste).

Danni ai quali vanno aggiunti quelli causati dai moderni vandali, intento quegli imprenditori che nel periodo post unitario e fino agli anni cinquanta, dal centro e dal nord sono calati in Calabria per approvvigionarsi di legname a prezzi irrisori.

Sullo sfruttamento intensivo dei nostri boschi e sulla circostanza che spesso le concessioni erano a titolo gratuito e con scarsa ricaduta economica ed occupazionale sulle popolazioni locali, ho fatto ricerche i cui risultati sono stati illustrati in altre pubblicazioni con le quali sono stati esaminati i danni prodotti dalla conquista romana e dalle invasioni barbare) e quelli del periodo angioino).

Altri elementi sul periodo spagnolo li ho tratti dal Codice Aragonese volume terzo pubblicato in Napoli nel 1874 la dove è annotato che.in Casale Arnone, fra il re Fernando d’Aragona, Gabriele Castelletto e Dragonetto Spatafora ed altri, viene stipulata convenzione per l’arrendamento (appalto) delle miniere di ferro da essi scoperte.

Riporto qui di seguito il contenuto che riguarda San Donato, le sue miniere e le sue foreste.

“”””Convezione fra il re, Gabriele Castelletto, Dragonetto Spatafore ed altri per l’arrendamento delle miniere di ferro da essi scoverte.

E’data licenza a Gabriele Castelletto, Dragonetto Spatafore ed altri soci di por mano a’ lavori nelle miniere di ferro scoverte in Calabria, le quali restano loro concesse a vita; si conviene che S. M.prenderà il ferro a ducati tre, e l’acciaio a ducati sei il cantaio; che avranno essi anche la miniera di S. Donato intera ed esente da ogni peso per tre anni, quindi per gli altri dieci seguenti saranno tenuti al re di un decimo; potranno costruire quante ferriere volessero, salvo che dovessero pagare i danni de’ privati; potranno far tagliare il legname necessario all’opera esente da imposizioni; non pagheranno fitto o censo pei boschi e le terre in cui sono le miniere; gli addetti a queste tanto del regno, che lombardi, togliendo moglie, siano franchi de’ pagamenti fiscali per due anni; per cause civili o criminali non saranno soggetti ad alcuna corte se non a Gabriele Castelletto ; si vieta d’impacciarsi delle miniere a chi non v’ ha ragione; il Castelletto, i suoi soci o chi ne farà le veci potranno essere tratti in giudizio solo dalla R. C. della Sommaria; infine si ordina che questi capitoli siano spediti in forma di privilegio esenti da ogni pagamento.

Capituli pacti et conventione facti initi firmati et conclusi tra la Majesta del Serenissimo Re Donferrando per la gratia de Dio re de Sicilia hierusalem et cet, da una parte et li nobili homini Gabriele Castellecto. Dragonecto Spatafore, et compagni da laltra sopra lo arrendamento delle ferrere novamente per ipsi trovate in la provintia de calabria, et cet.

In primis considerato che li predicti Gabriele Dragonecto et compagni con loro industria et diligentia haveno trovato tre vene de ferro in la provincia de calabria le due in la sela de cusenza, et luna in le pertinentie de squillace, le quale per volere de scoperire ce haveno facta bona despesa si per honore loro como per utile dela Prefata Majesta de quale vene de ferro e stata facta la prova per la ferrera della Tripalda per ordinatione dela camera dela summaria: la prefata Majesta e contenta che li predicti Gabriele Dragonecto et compagni possano mettere in lavoro et in perfectione tucte le dicte ferrere, o quella megliore che ad ipsi parera ad loro despese.

Item la prefata Majesta e contenta per expedicione deli presenti capituli concedere le dicte ferrere ali predicti Gabriele Dragonecto et compagni loro vita durante.

Item che tucto lo ferro et acciaro che faranno li predicti la prefata Majesta sia tenuta farlo pigliare in le ferrere ad rasone de ducati tre lo cantaro de lo ferro, et ad ducati sei lo acciaro, ad lo peso de Napoli et farlo pagare per lo mastro portulano de la provintia al recipere de li ferri et acciari.

Et perche li predicti Gabriele Dragonecto et compagni haveno trovato in le pertinentie de Sancto Donato de dicta provintia certe vene de azaro, dove sperano se trovera anco oro, et cenabrio. la prefata Majesta e contenta le possano cavare, et quelle mettere in lavoro ad loro spese, et che tucto quello ne traheranno sia loro per tre anni senza darne cuncto ad persona alcuna.

Item e concluso tra esse parte che finiti li dicti tre anni per dece altri anni ipsi Gabriele Dragonecto et compagni habiano da dare la decima ala prefata Majesta de dicto azaro, oro , et cinabrio che cavaranno da dicte vene, lo quale possano vendere, et traficare senza pagamento de diricto alcuno, con questo, che finiti li dicti tre anni ce habia da stare credenzero in nome dela regia corte per tenere cuncto incontro al perceptore allo quale pagaranno la provisione honesta.

Item e contenta la prefata Majesta che li predicti Gabriele Dragonecto et compagni possano fare una o quante ferrere seranno necessarie per servitio dela corte dove piu comodo et utile serra, actento che tale benefitio et utilita restara perpetuo alla corte, con questo che quando fosse danno ad particulare persune li sopradicti Gabriele Dragonecto et compagni siano tenuti concordare li patruni , o vero pagarli omne danno et interesse.

Item e concluso et firmato tra esse parte che la prefata Maiesta se contenta et cosi per lo presente capitulo declara et commanda che li predicti Gabriele Dragonecto et compagni possano, et habiano da gaudere tucte quelle franchitie, gratie auctoritate et immunitate che ave concese alla ferrera de salo lequale so le infrascripte videlicet.

Item vole et e contenta la prefata Majesta che li dicti Gabriele Dragonecto et compagni possano fare tagliare ligname per fare dicti edifiti et per fare carboni ale ferrere et furni in omne bosco et montagne tanto de soa Majesta quanto de omne altra persona senza pagamento alcuno, et lo ligname se intenda castagne cerque fay millei et omne altro ligno che li mastri volessero, et cosi promecte dicta Majesta per vigore del presente capitulo conservare indemni li dicti Gabriele Dragonecto et compagni de tucti li lignami se tagliassero per fare carboni et edifiti, et altre cose pertinente ale dicte ferrere forni et edifiti.

Item che dicti Gabriele Dragonecto et compagni non siano tenuti ad pagare fictone censo de terreno ne de bosco nullo dove se cavasse la vena o se facessero lifurni, et ferrere, et che sia loro licito de fare cazare vene et tagliare ligname senza pagamento de censo o de altra cosa qualsevoglia spectante et pertinente alle dicte ferrere, etessa Majesta promecte conservare indemni li dicti Gabriele Dragonecto et compagni dele so pradicte cose, et de tucte le altre se usassero per fare lavorare le dicte ferrere et forni, et per fare edifiti, o altre cose pertinente a dicte ferrere furni et edifiti.

Item vole soa Majesta che tucti quilli ministri de ferri de furni et de cacciare vena et carboneri, et altri maistri che venessero da lombardia, o da altri paesi et lochi ali serviti de dicte menere et ferrere et accasassenose per mantenere la opera siano franchi per anni dece de omne pagamento fiscale, et non possano essere convenuti da nullo officiale, et corte, tanto per causa civile, como criminale, salvo dal dicto Gabriele , o suo locumtenente socto pena de ducati mille ad chi contravenesse.

Item e convenuto fra dicte parte et cosi vole et comanda soa Majesta ad omne persona de qualunca grado et conditione se sia possa ne debia cacciare ne fare cavare ména o vena dale gructe de dicte ferrere, et che in quelle in niuno modo persona se habia da impacciare salvo ipso Gabriele et compagni, o loro homini et factori, et si per casu dicta Majesta o altro volesse comparare del dicte mena et vena de le gructe de dicte ferrere le debia comparare dal dicto Gabriele et compagni secundo seranno de accordo con ipso Gabriele.

Item e convenuto fra dicte parte et cosi vole et comanda la prefata Majesta che tucti li homini et factori che sonno et seranno ali serviti de dicto Gabriele et in le dicte ferrere non possano essere tracti in iudicio secundo e dicto, ne convenuti da alcuno tribunale officiale et corte de qualsesia grado salvo dal dicto Gabriele o suo locumtenente.

Et simelmente ipso Gabriele Dragonecto et compagni et soi locumtenenti per qualsevole causa tanto civile como criminale etiam se expresse renuntiassent fori et ali presenti capituli, salvo dala regia camara dela summaria, et per tale observatione essa prefata Majesta impone pena de ducati mille ad chi contravenesse alo presente capitulo.

Item la prefata Majesta e contenta et cossi per lo presente capitulo ordina et comanda che li dicti capituli se possano fare ponere in forma de privilegio autentico con sigillo pendente, et con tucte clausole necessarie et oportune. et tucte altre scripture necessarie a dicte ferrere con li dicti capituli e privilegio tanto dela camera dela summaria como dela cancellaria siano expedite gratis senza nullo nullo pagamento et signanter delo sigillo.

Expedita firmata et conclusa fuerunt presentia Capitula in Casali arnoni die XXV octobris MCCCCLXXXXI– Rex ferdinandus– Dominus Rex mandavit mihi–Jo. Pontano–Julius de scor tiatis locumtemens magni Camerari – Nicolaus baronus– P. Garlon.

(Id. fol. 117 t. a 119.)

I contenuti del testo suggeriscono l’ennesima “regalia”, tanto è irrisoria la contropartita economica che gli appaltanti debbono versare nelle casse regie, mentre nessun ritorno economico è previsto per le comunità locali, alle quali non veniva riconosciuta voce in capitolo né diritto ad alcuna rimostranza “in niuno modo persona se habia da impacciare” così recita il testo dell’accordo regio e quindi subire lo scempio, il cui scotto lo pagheranno le generazioni successive.

Il “dissesto idrogeologico” ha cause e radici antiche anche perché le classi dominanti se ne fottevano di qualsiasi tutela del “bene comune”, anzi àru prìmu fìssa chì ddhì cùmminìadi, rìgalàvanu pajsi, tèrri e vuòschj ppì nnì pià nà misèria.

A’ càrta sbìntuliàta àru cùmìzziu vùlìa spùbbricà pròpiu ssà còsa fàciènnu ì nòmi i chìni avìa rìgalàtu rròbba dò cùmùni?

Non lo sapremo mai, anche perché, nei periodi successivi a quel comizio la cosa cadde nel dimenticatoio: Forse nessuno aveva interesse a chiarirla ppìcchì ù vìzziu i rìgàlà nùi santunatì l’àmu piàtu ‘ntièmpi antìchi e rìgalànnu rigalannu nnì sùmu àrriddùtti à ‘nnò ghèssi cchjù pàtrùni àra càsa nòsta.

Aprile 2019

Minùcciu

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