Cùmu ghèramu : Barraccuni

Luigi Bisignani

“Indimenticabili personaggi d’altri tempi”

Ci sono personaggi  che ricordiamo per la loro cultura  o intelligenza,spesso si dimenticano quelli sfortunati ma che hanno lasciato un segno,un’impronta nella storia paesana,oggi voglio rimediare a questa ingiustizia.

Ho ricevuto da Minucciu ,questo piccolo racconto su un personaggio  sandonatese,che certamente molti ricorderanno,era il 2012 ma voglio riproporlo.

Barraccùni : il nome era Francesco, ignoro la casata, ed in paese era aveva soprannome “Barraccuni” ma non ho mai saputo come e da quale circostanza gli era derivato. Lo ricordi sui 5° anni, di aspetto mite, non troppo alto ma “tunnicieddhu”, mento prominente leggermente deviato a sinistra sotto due spesse labbra, la sommità della testa coi capelli radi, sempre ricoperta da “nà còppula”. Era servizievole e portava diligentemente a termine qualsiasi compito a patto che, “à mmasciata” non fosse superiore o inadeguata alle sue capacità, poiché il nostro era un po’ ritardato mentalmente. Barraccuni era principalmente uomo di fatica ed i servigi che gli erano richiesti erano il trasporto e/o il recapito di colli, cassette, involti etc. Lui eseguiva il compito assegnato e non si distoglieva, neanche se gli veniva data la baia dai gruppi di ragazzini che giocavano per strada o negli slarghi.

La sua felicità erano le cerimonie, pubbliche, private, dimesse o solenni per lui non faceva differenza. Processioni, funerali, battesimi, matrimoni, uccisione del maiale, erano occasioni da non mancare, e lui non mancava mai.
Per le feste del paese, Patrono, 24 Maggio, Assunzione, ricorrenze religiose che all’epoca avevano una loro solennità, interveniva la banda musicale paesana. Barraccuni n’era l’alfiere simbolico, perché precedeva di pochi metri il percorso del gruppo musicale, ed a modo suo operava una parvenza di servizio d’ordine, blandendo la scalmana dei ragazzini che precedevano il corteo. I suoi “mezzi di coazione” per gli indisciplinati erano, l’agitare della mano a mo di avvertimento, ed il borbottio col quale palesava la minaccia di riferire la condotta riprovevole genitori dei più esagitati. Il simulacro portato in processione godeva della sua scorta ed il povero Barraccuni si spostava di frequente nel corteo per assolvere quelli che credeva suoi precisi doveri: mantenere l’ordine nel percorso del gruppo musicale e proteggere il santo in processione. Per il suo modo di vedere, la presenza di Guardia municipale e Carabinieri, per quanto rispettati ed ossequiati, era superflua. All’epoca per sposarsi o battezzarsi, o semplicemente per assistere ad una messa, la chiesa la dovevi raggiungere a piedi. Per dette occasioni i parenti e gli invitati formavano un corteo che partiva dalla casa di sposi o neonato da battezzare. Al ritorno dalla chiesa, il corteo aveva un soggetto in più, appunto Barraccuni, che si teneva a debita distanza ed individuata la casa dove si teneva la festa, si piazzava immobile nei dintorni e dopo poco iniziava ad emettere i suoi caratteristici brontolii. Era il segnale per comunicare e far capire ai padroni di casa: “…sùgnu qua….. quannu vuliti…” e li restava finche, o gli veniva fatto cenno si accomodarsi e consumare la sua parte di vivande, magari in un luogo appartato della casa, oppure gli veniva fatto recapitare un vassoio che lui ritirava contento ringraziando sempre.
Durante il periodo di uccisione dei maiali per Barraccuni era festa perché in una giornata poteva capitargli d’essere ospite in più case. A differenza delle altre cerimonie la cui visibilità era garantita, per il maiale Barraccuni doveva ingegnarsi per individuare la casa giusta. Talvolta seguiva a ritroso la scia lasciata dall’acqua mista a sangue che bagnava il selciato. Altre volte guardava attentamente le finestre perché era usanza, tagliata la testa del maiale, di porla sul davanzale con un limone o un arancio in bocca, ciò per buon augurio nella buona riuscita della successiva lavorazione, ma anche come segnale per amici di passaggio ad entrare per condividere il breve periodo d’abbondanza. L’approccio di Barraccuni era il solito, piantonamento sotto l’abitazione e brontolii ad intermittenza. I paesani sapevano di questa sua abitudine e talvolta, naturalmente non tutti, si divertivano, con un po’ di crudeltà, a tenerlo fermo in attesa li dov’era, specie se era maltempo o faceva freddo.Generalmente veniva fatto accomodare in casa verso la fine del pranzo e lui appena entrato, riconoscente, non mancava di pronunciare il rituale “ddiabbinidica”, formula augurale universale perché tutto procedesse per il verso giusto. Poi, sotto lo sguardo fra l’interessato ed il divertito dei padroni di casa ed ospiti, Barraccuni consumava ciò che gli veniva dato, beveva, finché ce n’era disponibile e, dopo essersi deterso le labbra sulla manica, traballando si accomiatava profondendosi in ringraziamento e benedizioni.
Non ho mai saputo dove o presso chi abitava. Era un tipo tranquillo e non dava fastidio a nessuno. Non l’ho mai sentito alzare la voce, quando era bersaglio di lazzi e sfottò da parte di sconsiderati giovinastri e neanche quando noi ragazzini, crudeli come solo gli immaturi sanno essere, gli si dava la baia tacciandolo di “muortu i fami”, “mmriacùni” ed altri apprezzamenti. Chi lo bersagliava faceva perno sui suoi difetti fisici e sulla sua quasi incapacità di farsi capire quando parlava. Talvolta era bersaglio di “savurre” lanciate da angoli nascosti oppure si saltava per levargli la coppola. Lui si difendeva come poteva e, nel caso di ragazzini, stando attento a non fare del male oppure minacciando di rivolgersi ai genitori. Naturalmente questi erano fatti episodici e bisognava stare attenti perché si poteva anche buscarne perché Barraccuni, che era una brava persona, ritardata ed ingenua, fra i paescultura-sandonatese.jpgani godeva protezioni per il suo modo di essere educato e servizievole.
Non so chi si sia interessato per la pratica ma a Barraccuni fu riconosciuta una pensione. Si pose il problema di amministrare questi fondi e da parte della autorità cittadine venne individuato un tutore. La persona incaricata era piuttosto decisa ed il tutelato visse gli ultimi anni ripulito e più rispettato. Anzi, minacciava “u dicu a Franciscu”chi lo sfotteva. Erano cambiati, in meglio, i tempi; oppure nei “quatrari” e nei giovinastri era maturato il senso del rispetto, fatto sta che a Barraccuni venne dimostrato più rispetto e di rado gli veniva data la baia, o ci si prendeva gioco di lui. Il rispetto acquisito ed il mutato livello sociale inorgoglivano Barraccuni. Nonostante questo, si notava nello sguardo, basso come era sempre stato, un velo di tristezza. La nuova posizione sociale lo aveva privato della principale soddisfazione: frequentare qualche cantina e bersi qualche bicchiere; partecipare alle cerimonie private e condividerne i pasti. Addio soste sotto le finestre di case dove si festeggiavano matrimoni, battesimi o s’era macellato il maiale, in attesa dell’invito. Addio a solenni mangiate e bevute. Conduceva forzatamente vita morigerata. Queste piccole soddisfazioni, per questione di salute, il tutore gliele aveva proibite.
Gennaio 2012
Minucciu

 

Permalink link a questo articolo: http://www.sandonatodininea-cs.it/2017/01/17/come-eravamo-barraccuni/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.