Luigi Bisignani
Un bellissimo racconto e precisione sulle lenzuala dipinte appese ai balconi inviatomi dalla Sra Maria Polidoro.
Caro Luigi, ieri l’evento più significativo dei festeggiamenti per il Santo Patrono, la Processione con il rientro del Santo nella sua abituale dimora.
Grande la devozione che ha permeato i vicoli, le strade, le piazzette del paese. Mi è tornata in mente quella incrollabile di mia madre, una devozione che non si è, infatti, mai affievolita, nel tempo e nella distanza, della quale ha nutrito anche noi figli.
Ieri, durante la Processione alcune persone si sono domandate il significato e la provenienza di alcune lenzuola dipinte appese a balconi e ringhiere del paese e, in chiesa, quello del tappeto realizzato con pasta colorata ai piedi dell’altare.
Poiché ne sono io la responsabile, credo doveroso fornire una breve spiegazione e la gentile disponibilità del tuo giornale ne offre una preziosa opportunità. Te ne sono molto grata.
Si tratta di mandala, termine derivante dal sanscrito che vuol dire cerchio. Benché assai diffusi nella cultura orientale, essi sono rappresentazioni presenti in tutte le culture e religioni, basti pensare ai rosoni e ad alcuni disegni delle pavimentazioni delle nostre chiese. Un uso assai importante, inoltre, è quello che troviamo nella psicologia analitica poiché la loro realizzazione è portatrice di un nuovo ordine, trasformazione e guarigione.
Rilevante anche il loro impiego in ambito spirituale come spazio di preghiera, meditazione, invocazione di pace e di bene.
Partendo dalla mia pratica professionale, ho sviluppato negli anni sempre più l’interesse a congiungere psicologia e spiritualità anche attraverso questo strumento. Sono nati così gruppi di meditazione di adulti e bambini e la realizzazione di mandala ne è divenuta costante forma espressiva.
Usualmente per la loro composizione ci si serve di riso, carta, semi, fiori, ecc., perché è necessaria la loro dissoluzione, questo al fine dell’addestramento alla impermanenza di ogni cosa. Così accadrà con il mandala composto ieri in chiesa, eccezionalmente, rimasto ancora non dissolto.
Talvolta essi vengono realizzati con la pittura, sempre, spontanea, mai con progetto, con l’intento di dare volto ai più profondi paesaggi dell’anima, ma anche per intonare canti di devozione.
Questi sono, infatti, mandala offerti in occasioni religiose ad esprimere proprio devozione.
Quelli esposti a San Donato provengono essenzialmente da realizzazioni in luoghi sacri, come Assisi, Il monastero di Fonte Avellana, il Santuario di Capo Colonna. Ve ne sono, però, anche alcuni realizzati in paese con donne e bambini. Di questo sono molto felice e, soprattutto, piena di gratitudine. Spero in futuro di poter accrescere il loro numero,
perché possano, sotto la mano vigile, carezzevole, protettiva di San Donato, recare felicità, pace, salute, leggerezza a tutti in paese e a quelli da esso lontani.
Maria Polidoro
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1 commento
Sarebbe il caso di introdurre questa attività e cultura già nelle scuole dell’infanzia.