Il ritorno della festa (XXXII Festa della Castagna)

Luigi Bisignani

Come ogni anno chiedo a qualcuno di descrivermi il proprio vissuto e risentimento di questa edizione del festival d’autunno ( XXXII edizione della sagra della castagna).

Quest’anno ho chieso alla nostra Amica,Paesana e Scrittrice MARIA POLIDORO,che gentilmente ,appena ritornata a Roma,dove vive ,mi ha scritto il suo vissuto personale del ritorno al Paese ed alla FESTA.

GRAZIE MARIA.

Il ritorno della festa.
Il cielo azzurro, limpido, la luce sfolgorante, quella unica, appartenente soltanto a questo
luogo, il verde dei boschi appena screziato di ruggine che deciso declina verso la valle, qualche raro
comignolo fumante e un profondo silenzio, mi accompagnano nella risalita alla Terra che faccio a
ogni mio arrivo in paese.

E’ la fine di ottobre. Le saracinesche dei pochi negozi sono abbassate, anche se è un giorno
feriale. C’è una chiamata che non si può disattendere: la raccolta delle castagne. Stentano
quest’anno a abbandonare i ricci e cadere con il loro caratteristico tonfo, ma ve ne sono di generose
che occorre presto rastrellare, mettere nei sacchi, portare nei garage, nei catoira. Qui è già tutto in
ordine, sono pronte tavole o ceste per sceglierle, separarle, metterle a bagno nei tini, solerti mani di
familiari e amici per il lavoro.

Quest’anno il Festival d’autunno anticipa il suo avvio al primo di novembre e la regina,
come sempre, è la castagna che sui bracieri infuocati scoppietta, profuma, diviene irresistibile
richiamo.

Diversi sono gli avvenimenti che catturano subito la mia attenzione, in particolare, quelli
culturali, a cominciare dalla Tavola Rotonda su “Il turismo in Calabria in autunno”, l’incontro con
la poesia assai attenta al tema dell’ambiente della poetessa calabrese Anna Lauria, vincitrice nel
2023 del primo premio del Concorso “Lo spirito degli alberi” dell’Accademia Mondiale della
Poesia.

Assai interessante è la presentazione del libro “Anacleto e il paese degli asini volanti”, di
Giovanni Renda, racconto volto a sottolineare le fragilità dei paesi dell’entroterra calabrese, ma
anche le risorse, le potenzialità, da utilizzare per far ri-vivere di nuovo questi borghi. L’autore
ricorre all’incisivo, universale, linguaggio della favola per abbattere il muro dell’inerzia, risvegliare
le coscienze dormienti delle popolazioni. Ci fa incontrare i deliziosi asinelli del paese di Bencistai,
che con il loro “volo” riportano gente nel paese disabitato. Credere che siamo le nostre convinzioni,
premia con la realizzazione di ogni sogno.

Altrettanto avvincente è lo spettacolo teatrale con il cantastorie William Gatto, che ha
raccontato con straordinaria bravura, storie di Calabria, in modo particolare, di brigantaggio,
facendosi accompagnare dalle note quanto mai suggestive, di chitarra e organetto.
La pioggia, il vento, indugiano fino al due novembre sera. Rispettosi, concedono al sole di
splendere tra le tombe del vecchio, ma curatissimo, cimitero, ai visitatori di procedere lentamente,
sostare, davanti alle foto dei propri cari, amici, conoscenti, ora luminose, ora sbiadite, ma tutte, in
una esultanza di fiori colorati e rossi lumini accesi.

Consentono al mattino, la celebrazione della Santa Messa per i Defunti, officiata da Dom
Pino e accompagnata dai canti del coro. Seduti sui muretti, o in piedi tra i viali, tutti in profondo
raccoglimento, i partecipanti alla liturgia, molti venuti da lontano.
E’ venerdì, 3 novembre. Il maltempo non esita più, si abbatte, prepotente, sulle case, sulle
bancarelle, sui chioschetti di legno, sul palco, su fiori, piazze, vie. Saltano gli spettacoli musicali,
ma c’è fiducia in un miglioramento nei giorni successivi.

E’ così. Dopo una mattinata un po’ marzolina, fatta di un’alternanza di vento, pioggia e sole,
ecco affacciarsi, sabato pomeriggio, l’arcobaleno. Il suo arco s’innalza e si chiude nel fiume.
Grande è, come sempre, lo stupore, la commozione. Dall’acqua, annuncio di vita nuova.
Si affollano la piazza, le strade principali, di giovani, adulti, paesani residenti o venuti da
lontano, dagli Stati Uniti, dalla Germania, dalla Svizzera, da diverse città italiane. Ci sono turisti,
festosi bambini, piccoli cuccioli protetti dal freddo nelle carrozzine. C’è un intreccio di lingue, ma
domina fiero il nostro dialetto che, libero, si incunea, si innalza, sembra spandersi in canti di un
tempo perduto, ora, orgogliosamente ritrovati.

Il cielo si diverte e ogni tanto regala qualche goccia di pioggia, ma il desiderio di rimanere
in strada, incontrare, abbracciare, condividere la gioia, resiste e trova pronta la risposta: la
provvidenziale scorta di ombrelli nell’originale, affascinante, colorato, emporio di Maria Cucci,
sulla piazza.

La musica, vince ogni opposizione. C’è quella soul, jazz, di Fabrizia Dragone e Pascal
Ferraro, penetrante, vigorosa, struggente; quella di Antonella Consoli e il suo gruppo, bella,
luminosa, nostalgica. Non mancano i tamburi, con la loro energia cosmica, il loro potente ritmo,
battiti ripetitivi, che forano l’anima, la muovono, per condurla in insenature più tranquille, profonde.
Sono quelli della Banda Battente di Serra Pedace, Casali del Manco, Cosenza, formata in questa
circostanza da sette vivaci componenti per lo più giovanissimi.

 

 

E che dire dei profumi che si levano, si mescolano, danzano nell’aria, dovunque. C’è quello
delle caldarroste, delle salsicce arrostite, del soffritto di maiale, della carne di capra, dei turdiddhi,
dei bocchinotti, delle cassatelle, delle croccanti crespelle di Saviruzza, delle superbe lagane e ciciri
di Elvira e Rosalba. Trionfano sui ripiani dei chioschi rosolio alla liquirizia, nduja, formaggi, miele,
pappa reale e le straordinarie “Perle del Pollino”, confetture di zucca, zucchine, melanzane, rape,
mele cotogne, castagne ed altro ancora, di Davide Russo, esempio di mirabile creatività e ingegno
sandonatese.

C’è a sera il concerto che gremisce la piazza in modo davvero incredibile ed emozionante.
con pubblico locale e non. Sul palco, Cecè Barretta l’amatissimo, coinvolgente, cantautore
calabrese.

Il vento scuote la domenica, solleva teli, piatti, cappotti, cappelli, ma ferma, rimane in tutti
l’intenzione di vivere ancora questo tempo di festa. Ed ecco apparire la coppia di Giganti di
Varapodio, comune in provincia di Reggio Calabria, che passeggia fino a sera per il corso
accompagnata dal suono di tamburi e piatti. Affascinati e intimiditi gli sguardi dei tanti bambini.
C’è un tripudio di musica: continua quella della Banda Battente, sfida per ore, vento e anche
qualche riga di pioggia, il gruppo sandonatese, Note ‘e notte.

Quanta gioia anche nella Sala Consiliare del Comune nell’incontro con lo scrittore Carmine
Abate, invitato a presentare il suo ultimo romanzo Un paese felice, storia di Eranova, paese di
Calabria, un tempo paradiso di agrumeti, destinato a sparire in ogni pietra per far posto al quinto
centro siderurgico italiano (poi, mai realizzato). Con la sua abituale, impareggiabile maestria,
Carmine Abate, tesse un’intensa storia d’amore, di utopia, lotta, contro la cieca bramosia dei potenti,
incurante dei più profondi bisogni della gente. Romanzo in cui destini individuali si intrecciano con
quello collettivo, segnando di tenace impegno, ma anche di speranza, il corso della Storia del nostro
paese. Che occasione di bellezza è stato questo incontro! Quanta umiltà, dolcezza, gentilezza e
profondità, nei gesti, nella parola, di questo nostro scrittore.

E, ancora a sera, la premiazione relativa al Concorso della castagna d’oro. 56 grammi pesa
la vincitrice! E proviene dai castagneti di Carlo Rotondaro.
Non poteva esserci per questa festa conclusione più leggera e divertente di quella offerta dai
Cinghios, gruppo musicale che con la sua comicità, parodie, canzoni in dialetto cosentino, fa
sorridere, ridere.

Sì, sorridere, ridere. Liberare, seppure per un piccolo segmento di tempo, il capezzale di
ognuno dalla paura, il letto del cuore, dall’oppressione di questa notte cupa, folle, del mondo,
donare al respiro un nuovo soffio vitale, di fiducia, speranza. E’ quanto avvenuto in questa
settimana, in questo nostro paese, taciturno, spesso malinconico, rassegnato.
Gratitudine profonda a chi ha voluto, con Il ritorno della festa (prendo con piacere in
prestito il titolo di un romanzo e di un film di Carmine Abate di imminente uscita), donare a tutti
noi, a tanti, un programma ricco di bontà e bellezza e una manciata di semi di serenità.

Che essi possano raggiungere anche il cuore dei sandonatesi che non hanno potuto essere qua.
E che questa festa, insieme ad analoghi eventi, possano divenire asinelli volanti per riportare
nel nostro amato paese, nuova e lunga vita.

Cordiali saluti a tutti I SANDONATESI presenti e sparsi nel mondo.
Maria Polidoro

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2 commenti

    • Paula il 8 Novembre 2023 alle 8 h 52 min
    • Rispondi

    Affascinante!
    Congratulazioni
    Per un istante mi sono trasformata in un asinello e sentita presente nel luogo, alla festa,in questo luogo meraviglioso…
    Grazie infinite

    • Paula il 8 Novembre 2023 alle 8 h 52 min
    • Rispondi

    Affascinante!
    Congratulazioni
    Per un istante mi sono trasformata in un asinello e sentita presente nel luogo, alla festa,in questo posto meraviglioso…
    Grazie infinite

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