“Sàntu Dùnàtu”,il nostro Santo protettore

Luigi Bisignani

Tratto dalla quinta parte di “STUÒZZI Ì STÒRIA i Minucciu”

 

 

Sàntu Dùnàtu– La festa del nostro patrono cadeva al 7 di agosto ma, nella pratica, iniziava circa una settimana prima, quando la statua del santo veniva càlàta àru pàntànu presso la chiesa dedicata, dove permaneva per la novena. Il giorno 6 si teneva à fèsta àru Pàntànu ed era consuetudine per le famiglie recarvisi per devozione e specie ppì nnùi quàtràri, à màngià ù milùni.

I mìlùni d’àcqua (cocomeri) ed i mìlùni ì pàni (meloni) venivano posti in vendita da pochi agricoltori delle terre basse (Sàntulàzzaru, Mànchì, Macìddhàru, Arcùmànu, Fìcàra) e da negozianti sandonatesi (Sèmìnu, Lìmmìnu, Càràccu, Cùcci, Cèntàrma) in concorrenza con agguerriti commercianti provenienti dalla piana di Sibari (in specie da Spezzano e Cassano).

I’ mìlùni, jènu vìli perché la festa cadeva nel periodo di massima produzione, circostanza che consentiva favolose scorpacciate a prezzi contenuti.

Il giorno della festa la statua veniva portata in processione, dal Pantano all’abitato e poi in giro per le vie paesane, rigorosamente a piedi e con concorso di numerosissimi fedeli, i quali, facevano a gara per trasportare il simulacro, specie nelle vie del proprio rione.

A metà processione venivano sparati i fuochi artificiali, sèmpi do chjànu dà tèrra e si chiudeva la giornata ccà fèsta àra Siddhàta, dove era stato montato un palco sul quale si esibiva la banda paesana o veniva tenuto uno spettacolo d’arte varia, generalmente cantanti ed intrattenitori.

Dopo il “rito paesano”, ritengo buona cosa illustrare storia, vicende e conoscere meglio il Santo protettore del nostro paese.

Le notizie storiche sulla famiglia di Donato e sulla sua infanzia, sono incerte, così come non si hanno notizie sicure sulla sua reale data di nascita, comunemente indicata nel 240.

Donato, per alcune fonti, era originario di Arezzo, per altre originario di Nicomedia (oggi Ismit o Kocael in Turchia).

In Roma e sin da bambino, fu educato al cristianesimo e nominato chierico, ma non esistono documenti che datino con certezza quando e come il giovane Donato è entrato nel clero. Per le prime persecuzioni Donato si trasferì ad Arezzo, accolto dal monaco Ilariano, al quale si affianca nella penitenza e nella preghiera.

Operando nella chiesa e tra la gente di Arezzo, Donato compie conversioni e prodigi.

Manoscritti antichi, attribuiscono a San Donato alcuni miracoli, tra i quali, la guarigione della cieca Siranna; la liberazione di Asterio dalla possessione diabolica; la temporanea risurrezione di Eufrosina, moglie dell’esattore del fisco Eustasio; e la riparazione di un calice vitreo, mandato in frantumi dai pagani.

Viene nominato sacerdote da Satiro, primo Vescovo di Arezzo ed alla sua morte (tra il 280 ed il 285), in virtù della grande stima che godeva, Donato ne viene nominato successore nella diocesi aretina.

Coadiuvato dal diacono Antimo converte molti pagani. Con gli editti del 303, inizia la decima persecuzione e viene sancita la distruzione delle chiese e dei libri sacri ed a tutti i cittadini viene richiesto di sacrificare agli dei romani. Nell’aprile del 304, un altro editto, autorizzava la liberazione delle persone imprigionate, a condizione che avessero rinnegato il cristianesimo ed offerto sacrifici alle divinità pagane. Chi rifiutava veniva prima condannato alle miniere e poi ucciso. Nell’estate del 404, il governatore di Arezzo, Quadraziano, ordina l’arresto di Donato e di Ilariano. Propone loro di rinnegare la fede in Cristo ed al diniego, Donato viene ripetutamente percosso sulla bocca con delle pietre. Poi il “corrector” fa portare un braciere ed ordina al vescovo di sacrificare incenso in onore della dea Giunone. Al rifiuto, Quadraziano dispose di riportare Donato in cella e di ucciderlo mediante decapitazione (altre fonti tramandano che il martirio avvenne nel 362 durante il regno di Giuliano detto l’apostata).

Era il 7 agosto del 304.

Si narra che il corpo di Donato venne riposto in un feretro e sepolto fuori dalle mura della città in località Pionta e nel 1510, terminata la costruzione della Cattedrale di Arezzo, il feretro di Donato vi venne definitivamente sepolto.

Probabilmente il mutamento del nome Ninea e la dedica dell’insediamento al santo, potrebbe essere avvenuta due secoli dopo il martirio, attorno al VII secolo, epoca in cui il Ducato di Benevento, incorporava anche il territorio sandonatese.

Nel corso di una guerra dinastica fra figli ed eredi del re longobardo Ariperto, uno dei fratelli avrebbe chiesto aiuto al duca di Benevento il quale, risalendo la penisola per raggiungere la Lombardia, passò nei dintorni di Arezzo, ”arruolando” longobardi delle terre di Tuscia, ai quali, alla fine del conflitto, sarebbero state assegnate terre nel territorio di Ninea. È verosimile che il gruppo di toscani d’Arezzo, ai quali sono toccate terre nel sandonatese, vi abbiano trasferito la devozione al santo, successivamente fatta propria dagli abitanti, i quali, in circostanze a noi non tramandate, dedicarono il territorio al martire modificandone la denominazione da Ninaja a Sancto Donatus.

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