Come Eravamo:Sàntudunàtu nà pìcchi ì stòria

La Redazione & Minucciu

PRISCENTI (parte quarta)

Detta ipotesi è confortata anche dalla circostanza che la banda dei saracinari, capitanata da Di Napoli e Di Pace e nella quale Priscenti fece le sue prime esperienze da brigante, negli anni dal 1860/63 sparse terrore e scoramento fra le popolazioni di Spezzano, Acquaformosa, Mottafollone, Firmo, San Sosti, Saracena e Morano (3) mentre il territorio sandonatese non venne interessato da nessuna azione delittuosa. Strano, molto strano per un periodo in cui i briganti, in primis davano addosso ai ricchi notabili del proprio paese. Non penso che Priscenti abbia avuto tanta forza di dissuasione ne che avesse acquistato tale “peso” all’interno delle bande da tenere al riparo il paese natio. Non poteva neanche far conto e far valere la sua prestanza fisica. Era minuto ed i saracinari, contando sul numero, alla prima contrarietà l’avrebbero sbranato.

Probabilmente la spiegazione è da trovare sulla complicità di qualcuno che poteva negoziare la pace sul territorio, sia per la salvaguardia dei beni propri, sia per evitare interventi della truppa che potevano turbare lo “status quo” e pregiudicare gli affari correnti con le bande brigantesche.

Non voglio avventurarmi nella dietrologia ma penso che la morte di Priscenti sia un concorso di circostanze a lui sfavorevoli e dovute al desiderio di vendetta dei familiari delle le vittime di quelle azioni di cui gli veniva addebitata la responsabilità. Deve aver pesato e molto anche il troppo che sapeva, episodi e circostanze conosciute ed apprese. Troppo, troppe cose, che in periodo di pentitismo (fra i primi vi fu Viola Domenico detto Pisillo, della banda dei saracinari) posero in ambasce svariate persone, le quali, se Priscenti avesse fatto parola, potevano finire in galera o peggio fucilati. Queste circostanze costiuirono il micidiale mix di vendetta e di timore che presumo decisero la condanna a morte di Saverio Iannuzzi detto Priscenti. L’avidità e la predisposizione all’infamia ed al tradimento del Sirimarco e del Pizzo furono elementi secondari e secondo me influirono poco sulla sorte gia segnata del brigante. I due, agirono come sicari e come tali ebbero ricompensa.

Per dovere di cronaca elenco i componenti la banda Franco, nella quale ha militato il compaesano protagonista di questa storia.

Franco Antonio, Francavilla in Sinni; Abitante Vincenzo, Francavilla; Berardi Francesco, Mangone; Blumetti Francesco, Casalnuovo; Buonuomo Giuseppe S.Lorenzo Bell.zi; Camodeca Francesco, Castroregio; S.Caterina; Carlicchio Egidio, Corleto; Carrieri Giuseppe, Avigliano; Caruso Domenico, Francavilla; Ciminelli Fiore e Lattanzio, Francavilla; Ciminelli Serafina e Teresa, Francavilla; Cirigliano Giuseppe, Terranova P.; Cocchiararo F: Saverio, Latronico; Conte Domenico, Castronuovo; Cucci Angelo Maria, Spezzano; Damiano Nicola, Francavilla; Dattilo Giovanni, Terranova P.; Del Rubbio Giuseppe, Francavilla; D’Elia Francesco, Oriolo; Del santo Domenico, ?; Di Benedetto Vincenzo, Saracena; De Luca Nicola Maria, Latronico; Di Mare Vito, Castelsaraceno; Di Pace Domenico, Saracena; Filardi Antonio, Castelluccio; Florio Egidio, Castelsaraceno; Francomano Rosario, Noepoli; Genovese Giuseppe, Terranova P.; Gesualdi Vincenzo, Latronico; Gioia Nicola, Castelluccio; Giordano Egidio,Casteluccio; Gramigna Fiore, Francavilla; Guarino Egidio, Latronico; Iannelli Vito, Castelsaraceno; Iannibelli Egidio, Francavilla; Iannuzzi Saverio, San Donato Ninea; La Banca Giovanni, Terranova P.; Lavalle Francesco, Mongrassano; Leporace Saverio, San Sosti; Magno Giuseppe, Viggianello; Mainieri Prospero, Latronico; Marino Alessandro,Castronuovo; Marino Nicola, salernitano; Masini Angelo Antonio, Marsicovetere; Maturo Egidio, Latronico; Melidoro Angelo e Giuseppe, Favale; Miniere Vincenzo, ?; Miraglia Francesco, Terranova P; Novellli Giuseppe, Cerzeto; Padula Angelo Maria, Stigliano, Palumbo Carmine, salernitano; Pugliese Egidio, S.Giorgio L.; Pugliese Gennaro, San Basile; Rizzo Giuseppe, Morano; Sammartino Nicola, Castelluccio; Santarello Mattia,, Castelluccio; Scirgalea Biase, Saracena; Sisinni Egidio e Saverio, Latronico; Tancredi Giuseppe, Terranova P.; Troiano Pappadà, Castroregio; Tucci Egidio, Latronico;Viola Antonio e Domenico, Saracena; Viola Francesco, Latronico, Vitale Domenico, S:Giorgio L.V.

Per completezza preciso che gli assassini di Priscenti subirono la legge del contrappasso. Non divennero ricchi ed il premio promesso dalla Prefettura servi per le spese del matrimonio fra Filomena Sirimarco e Francesco Pizzo. Francesco Sirimarco concluse la vita in poverta com’era sempre vissuto, guardiano di una mandria di porci. Francesco Pizzo sopravvisse a Priscenti per un trentennio trascorso al servizio del barone Campolongo, quale guardiano ed uomo di fiducia. Non era ancora vecchio quando venne colpito da acciacchi che lo invadidarono facendone aumentare i bisogni, mentre le entrate diminuivano. Non aveva figli, aveva vissuto con la bella moglie, delle cui infedeltà si accorse durante la malattia. Si suicidò sparandosi. Sicuramente usò la stessa mano e lo stesso tipo di arma colla quale aveva spento le ultime speranze dell’unico brigante sandonatese.

 

Gennaio 2013

Minucciu

 

(1) cfr. appendice del volume Ninaia, sulla storia sandonatese, di prossima pubblicazione.

(2) cfr volume San Donato di Ninea di Vincenzo Monaco, edito in Velletri nel 1987

(3) cfr volume Castrovillari miscellanea di Ettore Miraglia, edizioni Prometeo.

(4) cfr.La fine della banda Franco;cfr La Basilicata di E. P. Rossi, edizioni Casari,Salerno.

(5) cfr:Terra ribelle, 1860 1865, il Brigantaggio post unitario nell’area del Pollino. Novembre 2012

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