Viaggio in Calabria

Tratto da: La repubblica di Sara Ficocelli

Viaggio in Calabria

Visitarla significa esplorare il lato più selvatico e incontaminato del Belpaese. Tra ricchezze naturali e siti archeologici, una delle regioni meno conosciute e più affascinanti è perfetta come meta per un viaggio di fine estate di Sara Ficocelli

“La gente di questi paesi è di un tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca”. Cesare Pavese descriveva così i calabresi, popolo generoso e sui generis, fiero della propria regione “anche quando giustamente accusata”, come diceva Francesco Jerace. E vittima, secondo Gianni Versace l’indimenticato stilista fiero delle sue origini calabresi, di “un insano complesso di inferiorità, dovuto al fatto di vivere una realtà aspra, crudele”.L’Italia e il mondo sono pieni di artisti, letterati e creativi che la Calabria l’hanno amata e difesa. I non calabresi arrivano prevenuti e poi tornano qua tutta la vita, d’estate e d’inverno. Stregati da una natura selvaggia e in gran parte sconosciuta, fatta di mare e montagne, laghi, sorgenti termali, cittadine dove si lavorano l’argento e i tessuti come secoli fa, salumi piccanti, formaggi salati, reperti archeologici che ripercorrono la storia umana. I nativi, costretti ad andarsene per trovare un lavoro o fuggire alla criminalità organizzata, parlano della terra d’origine con un orgoglio e una rabbia da brivido. Nei loro occhi, anche dopo anni, resta una saudade che ha poco a che vedere con la malinconia e molto con la passione. Una saudade calabrese, appunto.

Uno degli aspetti più interessanti di questa punta dello stivale è la possibilità di organizzare itinerari turistici mare-montagna: nessun’altra regione permette di passare in pochi minuti da un paesaggio simil-scandinavo a una spiaggia arroventata. In Calabria è normale. Le montagne sono quasi totalmente sconosciute e, dalla Sila all’Aspromonte al Pollino, al confine con la Basilicata, tutte sono sedi di parchi nazionali.

Il parco dell’Aspromonte fa parte delle Alpi Meridionali e i suoi monti sono più antichi di quelli dell’Appennino, solcati dalle “fiumare”, fiumiciattoli esuberanti d’inverno ma che d’estate scompaiono, e popolati da lupi, gatti selvatici e lontre. Il parco del Pollino, il più grande d’Italia, ha le montagne più alte del sud, quasi sempre innevate d’inverno, ma è uno spettacolo per gli occhi soprattutto nella bella stagione, tra orchidee, viole e genziane in primavera e i rarissimi gigli rossi quando fa caldo. Qui sopravvivono specie estinte nel resto d’Italia come l’aquila reale e di recente è stato persino reintrodotto il grifone. E sempre qui, incastonato tra i monti come un gioiello, si trova Papasidero, un comune di 869 anime famoso per la sua Grotta del Romito, abitata (le incisioni rupestri sono spettacolari) già 20mila anni fa.

Il parco più ricco in biodiversità però è quello della Sila, tanto che il suo simbolo è il lupo. Ma per quanto gli animali in carne e ossa siano affascinanti le vere star sono quelli di roccia, a Campana, i “giganti della Sila”. L’elefante dell’Incavallicata rappresenta un rompicapo per gli studiosi, che ancora non capiscono se sia frutto della mano umana o dell’erosione. Un po’ di mistero in fondo non guasta.

Di certo sono opera dell’uomo i tre laghi artificiali che dominano la zona, Ampollino, Arvo e Ariamacina. Di fronte a questi specchi d’acqua sembra di stare in Finlandia, tra acque e pini secolari. Se non fosse che la spiaggia dista 40 minuti. Altre località suggestive sono Camigliatello Silano, con il suo bosco di larici, faggi e abeti bianchi a 1300 metri d’altezza, considerato il paradiso degli escursionisti, o Gambarie, in Aspromonte, famosa per le piste da sci da cui si vedono le Eolie e l’Etna e per una originalissima fontana di vetro nella piazza principale, che crea l’illusione di una montagna.

Imperdibile è anche Pentedattilo, che deve il nome alla roccia su cui è costruito, a forma di mano. È un paese fantasma perché, per presunti cedimenti del terreno, fu abbandonato e ricostruito a valle decine di anni fa. Quel che resta è ancora lì, le case disabitate le stanno comprando artisti stranieri e gli artigiani locali hanno ricominciato ad aprire botteghe di prodotti tipici, creando un contesto accogliente. Ogni estate ospita il festival itinerante Paleariza, uno dei più importanti della cultura grecanica nel panorama internazionale, e tra agosto e settembre il Pentedattilo Film Festival, festival internazionale dei cortometraggi.

Non troppo distante si trovano Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, dove Garibaldi e i suoi Mille riposarono dopo l’approdo sulla costa e vennero loro malgrado presi a palle di cannone, e in provincia di Cosenza la cittadina di Diamante, sede dell’accademia del peperoncino, meglio conosciuta come città dei murales o “perla del Tirreno” (così la definì D’Annunzio). Sono oltre 150 le opere d’arte dipinte sui muri del centro e della frazione Cirella, realizzate a partire dal 1981 da pittori e artisti di fama internazionale, particolarità che fa di Diamante il museo all’aperto più grande d’Italia e tra i più estesi al mondo.

Al di là delle bellezze paesaggistiche e culturali, la Calabria nasconde però soprattutto un patrimonio umano di grande valore, fatto di tradizioni secolari e artigianato, cultura viva che si tramanda da sempre. Longobucco, in provincia di Cosenza, è la città dell’argento e dei telai, l’antica Temesa della Magna Grecia. Qui, tra un pranzo alla “Trattoria da Maria” e una visita alla mostra permanente di tessuti, si assapora la Calabria più vera e meno blasonata, e la stessa atmosfera si respira a San Giovanni in Fiore e Pietrapaola, sempre in provincia di Cosenza, o a Serra San Bruno e Filadelfia, in provincia di Vibo Valentia.

Senza dimenticare i Bronzi di Riace, che prima si trovavano nel museo di Reggio  (www.bronzidiriace.org), e oggi si possono ammirare nella sede del Consiglio Regionale della Calabria, c’è insomma tutta una regione da scoprire. Capace di accontentare i naturalisti e gli intellettuali, i golosi e i pigri, gli sciatori e gli amanti del mare. Visitarla significa esplorare il lato più selvatico e incontaminato dell’Italia: un privilegio che un turista dovrebbe concedersi almeno una volta nella vita.

 

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1 commento

    • giovanni il 30 Maggio 2013 alle 17 h 57 min
    • Rispondi

    L’articolo è molto buono, ma sappiamo che c’è molto da fare per far si che chiunque ci venga se ne vada con il desiderio di tornarci. La gente che ci vive conosce meglio di tutti le dolenti note esono quelleche devono cessare. Buona fortuna Calabria a incominciare da San Donato.

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