Nuovi contorni dopo l’interrogatorio …

Redazione & Diritto di Cronaca

Mercoledì 13 Giugno 2012 13:56 – di Alessandro Amodio Letture: 53 – SAN DONATO DI NINEA – Assume contorni diversi la vicenda che vede Luciano Macrino, 60 anni, accusato di tentato omicidio, minaccia aggravata e violenza privata nei confronti di Francesco Consoli, 89 anni. Per l’imputato, che ha subito ieri mattina l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Annamaria Grimaldi, il suo difensore Vincenzo Viceconte ha chiesto in prima istanza la revoca del provvedimento restrittivo della libertà personale ed in subordine gli arresti domiciliari. Ciò perché, durante l’interrogatorio, il Macrino – che ha avuto un comportamento molto collaborativo – ha spiegato di aver voluto solo intimorire, peraltro con il manico dell’ascia e non con la lama, il Consoli poiché quest’ultimo aveva posto in essere più volte, ed anche domenica 3 giugno, giorno dei fatti contestati dal Gip, un atteggiamento di sfida nei suoi confronti. «Nessuna volontà vendicativa – ha detto il Macrino – verso Francesco Consoli rispetto a quanto avvenuto nel 1978», quando proprio il Macrino venne condannato a dieci anni di carcere (scontati solo sei per buona condotta) per l’omicidio di Donato Consoli, figlio dell’attuale vittima. Anzi, i fatti andrebbero visti sotto una luce diversa, poiché – come ha spiegato l’imputato – «era il Consoli che aveva giurato vendetta nei miei confronti fin quando fosse stato vivo». Il Macrino avrebbe anche parlato di una voce di paese su una presunta somma di circa 100mila euro che sarebbe servita proprio per assoldare un killer e per farlo fuori, tesi assolutamente contrastante con l’accusa messa in atto dagli inquirenti. Secondo la ricostruzione della difesa, quindi, sarebbe stato il Consoli a recarsi in località Massanova dove il Macrino ha un piccolo terreno che coltiva ad orto. E come spesso soleva fare quando passava in maniera “indisponente” con la sua motoape, sarebbe stato il Consoli ad aver in un certo qual modo “provocato” il Macrino prima dei fatti sfociati e contestati dal magistrato. La linea difensiva dell’avvocato Viceconte conferma, dunque, il tentativo di “derubricare” il reato da tentato omicidio in lesioni aggravate per la situazione fattuale e di diritto emersa durante l’interrogatorio, che è anche quanto contestato in un primo momento dagli inquirenti. Nel merito, si attende ora la decisione della Procura

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