Linghua 2

Da “Come Eravamo”…Minucciu

La redazione:

Al nostro paese,si usava  dare un diminuitivo o soprannome ad ogni paesano é nella  nella realtà ,oggi,si passa per gente sconosciuta,per esempio io stesso soprannominato” Gigiotto “ e non saprei dirvi il perché ,oggi i giovani hanno del male a mettere un viso su questo nome conosciuto  dalla mia genezaione ‘1955’ quasi sconosciuto oggi al nome di Luigi…Ecco perché oggi vorrei elucidare il soprannome di MINUCCIU ,il nostro amico ,paesano che fa tantissime ricerche e ci fa profittare dei suoi stimatissimi lavori…

Partito nel 1963, Domenico Buono é quasi sconosciuto oggi,anche quando era al paese lo era con questo nome anagrafico ,anche se ritornato pochissimo tempo al paese,si ricorda piuttosto con il suo diminuitivo”Minucciu” o Minuccjeddhu…io mi ricordo un po più degli altri del nostro amico ,perché era un vicino di casa mia ed in più mia madre é la sua  “cummari Ernesta”

Un aneddoto che mi racconta :anche qualche amico   di scuola che mi ha ritrovato,grazie un po al giornale,ha faticato ha ricordare il mio nome anagarfico “Domenico Buono”, mi ha  riconosciuto con il diminuitivo ,dicendomi “Minucciu cumu stasi?”

Tutto  sommato il diminuitivo d’epoca si ricorda meglio del nome anagrafico,ecco il perché il nostro amico “Minucciu”si é lanciato in una raccolta storica,molto interessate di parole  del nostro dialetto ..vi ricordo  che il segretario Raffaele Bisignani ci ha lasciato una ricerca storica di tutti i soprannomi del paese…ed una grammatica,si avete capito ,una grammatica sul dialetto Sandonatese…profitto per incoraggiare e ringraziare Minucciu,”Domenico Buono”  per tutte queste ricerche che mette a disposizione sul giornale per noi tutti !!

Linghua 2

Nel compilare la prima parte, ho asserito che questa ricerca voleva essere un omaggio al luogo natio. In maniera forse troppo frettolosa, ho dato per conclusa l’analisi dei vocaboli con iniziale la lettera “A”. A parte che alcuni erano sfuggiti all’attenzione, ho riflettuto che, per essere un omaggio alla terra che mi ha visto nascere e crescere, avevo trascurato troppe cose.

Non voglio qui riscrivere la complessa storia della penisola calabrese. Non posso però esimermi da una riflessione. “Gàmu sèmpi avùtu ggenti jntù” nel senso che abbiamo subito per secoli invasioni e la permanenza in casa nostra di “stràjni”. Anche i Bruzi, secondo gli storici, primi antichi abitatori della zona, provenivano, secondo alcune fonti, dagli altipiani dell’Anatolia ed erano allevatori ed artigiani del metallo, forse coevi degli etruschi. Siamo poi stati invasi da greci, seguiti dai romani, dai bizantini, dalle varie popolazioni barbare e da altri europei, spagnoli e francesi compresi. E’ venuto naturale chiedermi: da tutte queste popolazioni succedutesi sul nostro territorio, cosa abbiamo ereditato in termini di lingua, cultura, usi, costumi, tradizioni etc?

Ho dovuto per forza allargare i confini della ricerca per compilare una esauriente e, per quanto possibile, completa rassegna, circa l’origine del dialetto sandonatese. I risultati? Eccoli.

Abbascià:  dal greco “kato”, in basso, spagnolo “bajar”, abbassare;

Abbisà; dal francese “aviser”, avvertire, accorgersi ;

Abbitinu: dal latino “habitus” sacchetto di stoffa con reliquie o immagini sacre;

Abbivirà: dal latino “bibere” abbeverare;

Abboja: dal greco “ìcanos”, latino “abunde”, in abbondanza; termine gia esaminato sotto la voce Abbunnanzia.

Abbramatu: dal greco “meros”, brama, per taluni autori anche dal provenzale “bramar”, desiderare ardentemente qualcosa; per metafora in sandonatese avere molta fame, voglia di qualcuno o qualcosa;

Abbrancicà: dal latino “brachium” afferrare;

Abbrittà: dal latino “amburere” bruciare leggermente alla superficie, abbronzare;

Abbrustulùtu: dal latino antico, “brusculum”, secco, evaporato;

Abbunà: dal latino “ad bonus”, riempire d’acqua tini e botti per gonfiare le doghe; passare le castagne all’acqua;

Abbuschà: dalo spagnolo “buscar”, cercare, trovare; in sandonatese avere, ricevere qualcosa, botte comprese;

Abbuttunà: dal francese “boton”, abbottonare;

Accalà: dal latino “fun,fundus”, accoccolarsi, piegarsi su se stesso;

Accattà: dal greco “ktaomai”, latino “ad captare”, francese “acheter”, comprare;

Accavagghjà: dallo spagnolo “agavaillar” ammucchiare a forma di bica, accatastare;

Accidj: dal latino”occidere”, ammazzare qualcuno;

Accità: dal portoghese” chitao”, zittire, calmare, appagare;

Acchjanà: dal greco “anerkomai” salire, latino “ad planus” o “ ad scandere”, salire, ascendere;

Accogghj: dal latino “collidere”, accogliere, raccogliere;

Accrancà: dal greco “acrates”, latino “cancrum”, debole, rattrappito, assiderato:

Accucchjà: dal latino “copula-ad copulare”, accoppiarsi, sposarsi, unirsi, accumulare, mettere assieme;

Addherta: dal francese “alert”, in piedi

Addhumà: dal greco “apto”, francese “allumer” accendere; l’espressione sandonatese era anticamente riferita a piccole accensioni, es. lume, sigaretta candela etc; va distinta da appiccicà  termine riferito ad accensioni più consistenti, es. il fuoco, gli sfalci per pulire i terreni dei castagneti, un incendio;

Addhuvj: dal greco “apoi”, latino “unde”, dove; addhunni vasi, dove vai?

Affascinicà: dallo spagnolo-catalano “fascinar”, malia, fattura;

Affrùntu: dal greco “ybrizo”, francese “affront”, insultare, offendere;

Affucà: dal latino “ad faucem”, affogare, annegare;

Affùsu: dal greco “cytos”, “ydraino”, bagnare; latino “ad faucem” annegato, per metafora, bagnato;

Aguannu: dal latino “hoc anno, hoque anno”, italiano antico “ugùannu”, quest’anno:

Aggrisà: dal latino “izza” di etimologia incerta con significato di ira, stizza; italiano desueto “adizzare”, aizzare all’aggressione, all’inseguimento; per taluni autori, con uguale significato, deriva dal celtico “izza”; in sandonatese “aggrisà nù càni”.

‘Aju: dal latino “habeo”, ho, tengo;

Alliscià: dallo spagnolo” alisar”, lisciare, carezzare;

Allizzà: dal latino “aliquid fastidio“, noia, stanchezza di qualcosa o di qualcuno;

Alicuòrdu: dal greco “aglidion”, aglio “scòrodon”, scalogno o porro, latino “allium” e “ygrotis”, latino “liquor”, prolungato, allungato; minestra molto brodosa di cipolle, o di porri, o di agli e simili. Era cibo poverissimo e privo di condimenti, “sùlu nà puntìddha ì gràssu ì maiàli”, destinato ai “furìsi”, servi impiegati nella conduzione di fondi o nella cura di animali. Con la decadenza di tale forma di sottomissione-lavoro è uscito dall’uso anche il termine dialettale. Era un piatto più povero “ì l’acquasala”, considerata ricca perché con pane abbrustolito, sale, peperoni e/o cancariedhhi, condita con olio e uovo.

Allurdà: dal greco “lymaino” latino “lurdus”, sporco;

Amarammìa: dal greco “moira”, povero me;

Ammacardia: dal greco “macaira teos”, lo voglia il cielo, magari;

Ammaccà: dallo spagnolo “machar” battere, pestare;

Ammarrà : dal latino “marra”, che ha perduto il taglio;

Ammènna: dal latino “amen”, cosi sia;

Amminazzà: dallo spagnolo “amenazar”, minacciare;

Ammintà: dal latino “mentior”, mentire, inventare;

Ammuccià: dal greco “ampikalypto”, latino “ ad mitto”, anche derivazione dal longobardo “mukja”, agire di nascosto; per taluni autori vi è ulteriore influenza dal francese “muchier”, nascondere;

Ammulà: dal latino “mola”, affilare;

Ammunziddhà: dal latino”amminticulare” ammucchiare disordinatamente;

Ammuscià: dal latino “mucidus” affievolirsi, appassire;

Ammùzzu: dal greco “mocdizo” vendita di tutta la merce a prezzo inferiore a quello d’acquisto, cottimo; per taluni autori dal tedesco “mutzen” con uguale significato;

Anciòni: dal greco-latino “ancon-onis”, riferito ai vari angoli che, col moto, fanno a causa del gomito, braccio ed antibraccio; essere, andare, procedere tortuosamente. Vocabolo in disuso da oltre un cinquantennio; sentito dalla settantenne zia Rosa, rivolta al marito un pomeriggio festivo: “vidi i nò bbìvi abbòja cà pùa ti ricogghjsi anciùni” ;

Annacà: dal greco “nake”, cullare, dondolare;

Annanzà: dal greco “exoce”, sporgenza,  latino ”ad antas” affacciarsi; per taluni autori vi è influenza dall’arabo “anzar- hangar” belvedere, terrazza sporgenza;

Annascà: dal latino “ad nasicare”, annusare;

Annittà: dal greco “ekkathairo”, spagnolo-catalano “netejar”, nettare, pulire;

Annumminà: dal greco “mantikos”, medievale divinare, indovinare;

Antajuotu: dal greco primitivo “antae” o dal latino “antes jum”, letteralmente fila o gruppo di operai di campagna; in sandonatese antajuotu era l’operaio che lavorava in fila con altri, ad esempio durante la “scippa”, la mietitura etc. Vocabolo in disuso da oltre un secolo.

Anticori: dal greco “anticodion”, latino “ante cor”, tormento. Voce desueta, sentita dire da una persona anziana rivolta ad una ragazza innamorata, in lite con fidanzato e pertanto dispiaciuta e dolente: “òn fà accussì cà ti pìasi n’anticori”

Antrasatta: dal latino “ad transactum”, all’improviso; per taluni autori anche dall’antico provenzale “atrazach”;

Appapugghjà: dal greco”pappos”, coperto, cautelato; in sandonatese, per metafora, nascondere confondere le cose , i fatti;

Appiccicà: dal latino “ad piceare”, accendere, bruciare;

Appizzintutu: dal latino “ad petendem”, divenire povero;

Appòsta: dal latino “ ad positum”, con intenzione, a bella posta;

Apprièssu: dal greco “apiso”, latino “ ad pressum” dietro;

Appurà: dal latino “purus” accertare;

Appustà: dal latino “appostare” tendere un agguato;

Arpasànu: dal greco “thalpsis” e “schìevarion”, latino “fomentum” e “vasculum”, riferito a materia accensibile e vasetto; vocabolo sandonatese antichissimo col quale si indicava sia il contenitore sia la materia contenuta, generalmente un fungo molto secco capace di accendersi subito e mantenere il fuoco. Adatto il fungo che nasceva sulle ceppaie e sui vecchi tronchi di castagno e faggio. Non più in uso dall’inizio del secolo scorso.

Arraggià: dal greco “orge”, rabbia, francese “rage” adirarsi;

Arrangià: dal greco “arakisto”, adattare, francese “arranger” adattarsi;

Arridduci: dal greco “aporos”,immiserire, francese “en deronte”, andare in miseria, impoverire;

Arrinchjunà: dal latino “arrigere”, arricciare e “curtus” accorciare; posizione del corpo ripiegato su se stesso, assunta  per decadenza fisica o malattia o per dolori;

Arrussicà: latino “avveruncare” vergognarsi, arrossire. Vocabolo gia illustrato col termine antico Abbruncadi.

Arruscià: dallo spagnolo “chamusciar”, abbrustolire il pane;

Arrusti: dallo spagnolo “rotir” arrostire;

Arruvicà: dal greco “remvo”, latino “circunverto”, volgo intorno, seppellire; voce antica che indicava il coprire il fuoco; contrario era “scuorivicà”. Era anche usato per indicare la sepoltura dei defunti: “ù vanu ad’arruvicadi”. Vocabolo in disuso da una novantina d’anni, sostituito da “vurivicà”.

Asccha: dal greco “axon”, latino “axis”, pezzo di legno segato per il lungo dell’albero, spesso tre dita o più (tavula o tavuluni); per metafora, in sandonatese un pezzo di legna da ardere;

Ascjùttu: dal greco “abrectos, non bagnato;

Assittà: dal greco “anakatizo” mettere a sedere,  spagnolo “sentar”, sedere;

Assumigghjà: dal latino “simulare” somigliare, sembrare;

Assuncirà: dal latino “sincerum”, rassenerarsi del tempo, risciacquare i panni;

Asulià: dalla lingua osca “ausis”, latino “auris” orecchio; ascoltare;

Attippà; dallo spagnolo “tajar”, otturare;

Attizzà: greco “aitho”, ardere,  spagnolo “atizar”, mettere legna, “tizzi”, al fuoco, da cui il sandonatese “tizzuni

Azziccà: dal greco “ akros” alto, anche  “askèo”, esercito “askèsis”, esercizio, latino “ascesi”, andare in salita; similitudine col longobardo “haitja” spingere, aizzare, incitare e, per metonimia, procedere in salita.

Azzìnnu: dal latino “cinnus”, far cenno, accennare, indicare.

Non imputatemi eventuali errori sul significato dei termini dal greco o da latino e la loro corrispondenza al dialetto od ai temini esplicativi italiani. Non ho interpretato i vocaboli, mi sono comportato da notaio e, se ho avuto un limite, e stato quello d’aver trascritto la volontà di vari autori consultati. Alcuni li ho citati, per gli altri lo farò al termine della ricerca, sperando che salute e cervello mi assistano.

Dicembre 2011

Minucciu

 

 

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1 commento

    • Giovanni Benincasa il 28 Novembre 2011 alle 22 h 56 min
    • Rispondi

    Buon lavoro Sig, Minucciu! Niente male è un bel passatempo e rompicapo nonché un bel regalo per gli appassionati che voglio conservare intatto il ricordo del suono e il significato delle parole del proprio dialetto.
    Saluti! Giovanni

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