Dove il Cuore Resta, Anche se Parti

Luigi Gigiotto Bisignani 

Dove il Cuore Resta, Anche se Parti

(A chi divide i sandonatesi)

A quella voce che parla e sentenzia,

che sparge giudizi con poca prudenzia,

dicendo che chi è partito da qui

sandonatese non è più, così…

 

Io dico che sbagli, e che il cuore non mente:

chi lascia il paese resta sempre presente.

Perché parte portando, ovunque poi sia,

San Donato nel cuore, nell’anima e via.

Nella valigia c’è un ponte, una via,

un ricordo che stringe la malinconia,

c’è il profumo dei giorni d’estate,

gli amici, le piazze, le luci abitate.

 

E allora ascolta, prima di dire:

non può l’assenza un nome tradire.

Siamo di un luogo finché lo sentiamo,

e San Donato lo portiamo e l’amiamo.

Che sia un passo lontano o vicino

il legame rimane, profondo e divino.

E il vero paese è quello che vivi

anche quando da esso, per forza, ti privi.

 

La poesia risponde a chi sostiene che chi lascia San Donato non può più essere considerato “sandonatese”. L’autore rivendica l’idea che l’appartenenza a un luogo non dipende dalla presenza fisica, ma dal legame emotivo e dai ricordi portati nel cuore.

Messaggio complessivo:

La poesia celebra l’identità emotiva e il senso di appartenenza. Sfida la rigidità di chi definisce l’appartenenza solo con la residenza, affermando che chiunque porti San Donato nel cuore rimane sandonatese, ovunque vada. È un inno alla memoria, al sentimento e alla continuità delle radici.

La poesia sfida chi giudica gli emigrati, ricordando che l’appartenenza non dipende dalla residenza, ma dal cuore. Sono nato sandonatese, vivo sandonatese e morirò sandonatese, ovunque mi trovi. Chi porta San Donato nei ricordi, nei sentimenti e nella valigia resta sempre sandonatese. È un inno alle radici che resistono alla distanza.

  • “Non entro nel gioco delle offese. Preferisco la penna e la chiarezza.”

Luigi Gigiotto Bisignani 

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1 commento

    • Minùcciu il 22 Novembre 2025 alle 15 h 36 min
    • Rispondi

    .. Luvì, ghìa nfèci àffiènnu, eccùmu s’àffiènnu;
    diciènu ì vhiècchj ch’ì fìssa avèrana nàsci sennza nàsu, accùssì i smiccèrasi sùbbitu e ri putèrasi scanzà;
    sènza nàsu pàri cc’òn ci nàsci cchjù nùddhu, ma’à fàcci dò fìssa gùsad’àncòra;
    allùra guardàmuli nfàccia, quànnu i sàntunatìsi vataliànu;
    quìri cà spàranu cchjù gròssa, tìpu “òn ci stàsi ed’òn sì cchjù”, sù ì fissa, c’òbbalid’àpèna dè st’àssènti, pròpiu ppìcchì sù fìssa malàti ì ciutìa, ma quìra middhìsi, …ònsàcciu si m’èju fàttu capìsci…

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