Luigi Gigiotto Bisignani
Dialetto e poesia: Maria Polidoro incanta Rocca di Papa
Dialetto, poesia, amore… potente connubio che ha unito le anime
nella bellissima sala della nostra biblioteca a Rocca di Papa, un
luogo dove si respira cultura e passato, nel quale la nostra
immaginazione spazia verso il lontano orizzonte e si lascia
avvolgere in un abbraccio che sfiora l’eternità.
Si è rinnovata questa sensazione proprio ieri, 20 novembre
durante la presentazione del nuovo libro di Maria Polidoro:
Scàladi miraculi l’amuri – Edizioni Controluce 2025: è lo stesso
abbraccio con il quale i presenti, accolti con simboliche coccole
fatte di memoria e tradizione, hanno avvolto Maria nell’ascolto,
nell’affetto, nel silenzio, nella condivisione.
I turtiddhi, dolci non dolci delle occasioni importanti della
tradizione sandonatese, nell’ aspra terra di Calabria si sposano con
la cioccolata calda: è ospitale amicizia, rievoca antiche, profonde
origini fatte di ricordi, sentimenti, grandi emozioni, rimembranze
tra ombre e racconti, vita vissuta nell’infanzia, affetti e nostalgie,
intenso cammino verso il passato…
Il canto si fa poesia e i versi si sciolgono nel dialetto, antica lingua
dei padri, ma soprattutto delle madri.
Dalla madre, dalla stirpe che l’ha generata Maria trae linfa e
nutrimento e l’anima se ne nutre in un tripudio di intonazioni,
termini che dal passato le tornano in memoria, che la spingono a
cercare tra coloro che ancora ne mantengono tesoro, sempre
altre; non devono perdersi, vanno salvate, tramandate.
Conservate e trasmesse nel loro significato arcaico facendo
risuonare quel suono antico che riecheggia nella voce dell’autrice
quando legge i suoi componimenti intrisi di nostalgia, di amore, di
solitudine, grande affetto: torna bambina tra i ciottoli della sua
terra natale, San Donato di Ninea; dei boschi, del fiume, dellamontagna… chi ascolta ne percepisce profumi, sapori, sensazioni
tattili e visive in una bruma che il vento e il tempo non hanno mai
cancellato e che la lingua delle origini lascia libere tra i versi.
E’ un ritorno alle origini, ma anche una ripartenza dal presente, con
inni alla pace, al coraggio di esserci contro una solitudine
devastante, alla speranza contro l’indifferenza: un ciclo che si
rinnova in ogni pausa, intonazione, liberando profonde sinapsi che
accarezzano chi ascolta e condivide le stesse sensazioni nei propri
ricordi: ciascuno si bea, in questi attimi di carezze fatte di qualcosa
d’intangibile e profondo, universale voglia di tenerezza e
compassionevole gentilezza che sussurrano dall’anima.



1 commento
…ntò munzièddhu ì pètri cc’è nàtu nù jùri…