Luigi Gigiotto Bisignani
San Donato di Ninea 18 Novembre 2025
C’era una volta San Donato…
Quando tutto si faceva nde vaneddri e la tecnologia non aveva ancora distrutto il tutto

San Donato di Ninea, un tempo, era un mondo a parte. Un mondo fatto di pietra, di voce, di mani. Un mondo dove la vita si svolgeva nde vaneddri, quelle viuzze strette e tortuose che attraversano il cuore del paese come vene pulsanti di memoria. Non c’erano cellulari, né Internet, né notifiche. Eppure, la comunicazione era continua, viva, autentica. Bastava aprire la porta, affacciarsi al balcone, e il giorno cominciava.
I bambini correvano scalzi, giocavano con niente e inventavano tutto. Le donne stendevano il bucato tra un balcone e l’altro, scambiandosi consigli, confidenze e risate. Gli uomini tornavano dalla campagna con le mani sporche e il cuore pieno. Le vecchie, sedute sugli scalini, raccontavano storie che oggi chiameremmo “oralità”, ma che allora erano semplicemente vita.
Tutto si faceva nde vaneddri:
• Si impastava il pane e si cuoceva nel forno comune.
• Si lavavano i panni alla fontana, tra chiacchiere e canzoni.
• Si celebravano i battesimi, i matrimoni, i lutti, tutti insieme, senza inviti né formalità.
• Si giocava ara campana,ara cavicchiula, pumalè, a nascondino,latri e carabinieri,aru palluni…e si correva fino a perdere il fiato.
• Si imparava a vivere, a rispettare, a condividere.
La tecnologia non aveva ancora invaso le case. La televisione, se c’era, era un lusso condiviso. Il telefono, forse uno solo, serviva per le urgenze. Eppure, nessuno si sentiva solo. Bastava un sorriso, un gesto, una carezza data al volo. I Vaneddri erano scuola, piazza, confessionale, rifugio. Ogni angolo aveva un nome, ogni pietra una storia.
Oggi, quei vicoli sembrano più silenziosi. Ma se chiudi gli occhi e ascolti, li senti ancora: i passi leggeri, le risate, le voci che si rincorrono. Perché San Donato non è solo un luogo: è un battito che vive in chi lo porta nel cuore. E ogni volta che qualcuno dice “C’era una volta…”, i Vaneddri si riaccendono, pieni di luce, di bambini, di speranza.
La tecnologia ha portato comodità, certo. Ma ha anche spento voci, chiuso porte, isolato cuori. Oggi ci parliamo attraverso schermi, ma ci guardiamo meno negli occhi. Ci scriviamo messaggi, ma ci tocchiamo meno le mani. I Vaneddri non hanno bisogno di aggiornamenti: hanno bisogno di passi, di voci, di vita.
San Donato vive ancora nde vaneddri, in chi li ha vissuti, in chi li sogna, in chi li racconta. E noi, figli di quel tempo, abbiamo il dovere di ricordare, di tramandare, di far rivivere.
✍️ Gigiotto Bisignani
“Figlio de Vaneddri, custode di memorie.

