Il Tempo Ritrovato: Un Ritorno a San Donato di Ninea

Luigi Bisignani 

San Donato di Ninea Settembre 2025

Il Tempo Ritrovato: Un Ritorno a San Donato di Ninea

di Gigiotto Bisignani

✨ Emozionarsi, oggi, è un atto di coraggio — forse il più raro, sicuramente il più bello.

A San Donato di Ninea non ho solo camminato: ho viaggiato con gli occhi, con la mente e con il cuore.

Seduto su questa panchina, sotto l’ombra gentile di un albero, mi sono ritrovato nel luogo dove, 50/60 anni fa, ho vissuto i momenti più belli della mia infanzia.

Oggi, lo stesso posto, lo stesso silenzio, lo stesso respiro della natura… ma con occhi diversi, pieni di ricordi e gratitudine.

Questa foto non è solo uno scatto: è un frammento di tempo che si piega, si intreccia, e mi riporta a casa.

Ci sono luoghi che non ci lasciano mai, anche quando la vita ci porta lontano. San Donato di Ninea è uno di quei luoghi. Un piccolo angolo di Calabria,dove il tempo sembra rallentare, dove il silenzio ha il suono delle foglie mosse dal vento e dei ricordi che tornano a bussare.

Seduto su una panchina di legno, all’ombra di un albero che  mi ha visto crescere, ho rivissuto i momenti più belli della mia infanzia. Cinquant’anni, forse sessanta, sono passati da quando correvo in queste strade, con le ginocchia sbucciate e il cuore leggero. Eppure, in quel preciso istante, tutto era come allora. Il profumo dell’aria, il panorama che si apre sulle colline, il muretto di mattoni con i vasi fioriti: ogni dettaglio sembrava custodito dalla memoria del luogo.

Oggi, emozionarsi è un atto di coraggio. In un mondo che corre, che scrolla e dimentica, fermarsi a sentire è forse il gesto più raro e più bello. A San Donato di Ninea, ho viaggiato con gli occhi, con la mente e con il cuore. Ho lasciato che la nostalgia mi abbracciasse, che i ricordi mi raccontassero chi ero e chi sono diventato.

Questa foto, scattata in un momento di quiete, non è solo un’immagine. È una testimonianza. È il ponte tra il bambino che fui e l’uomo che sono. È il respiro di un tempo che non si è mai davvero spento.

San Donato non è solo un paese. È casa. È radice. È emozione.

Intervista

“Seduto dove il tempo mi ha aspettato” — Il ritorno di Gigiotto Bisignani a San Donato di Ninea

di Redazione “Giornale Interattivo Sandonatese “

Ci sono luoghi che non si dimenticano, ma ce ne sono alcuni che, in silenzio, ci aspettano. San Donato di Ninea è uno di questi. Per Gigiotto Bisignani, non è solo il paese natale, ma il cuore pulsante di un’infanzia vissuta intensamente, e oggi ritrovata con occhi nuovi e lo stesso battito nel petto.

Lo incontriamo in una mattina limpida, seduto su una panchina di legno, sotto l’ombra di un albero che sembra ricordarlo. Indossa una camicia  blu-jeans  , pantaloncini di jeans e un paio di sneakers bianche. Lo sguardo è quello di chi ha viaggiato lontano, ma non ha mai smesso di appartenere a un luogo.

Gigiotto, cosa significa per te essere tornato qui dopo così tanti anni?

Significa molto più di quanto riesca a dire. Sono passati più di cinquant’anni da quando correvo in queste strade, eppure ogni angolo mi parla come allora. Sedermi su questa panchina è stato come riaprire un libro che avevo lasciato a metà. Il tempo non ha cancellato nulla, ha solo aggiunto profondità.

Hai ritrovato anche persone, oltre ai luoghi?

Sì, ed è stato forse il momento più toccante. Ho rivisto amici d’infanzia, compagni di giochi, volti che il tempo aveva scolorito ma non cancellato. Ci siamo abbracciati come se non fosse passato un giorno. Alcuni non li vedevo da mezzo secolo, eppure bastava uno sguardo per riconoscerci. Le risate, i racconti, le memorie condivise… tutto è tornato con una forza che non mi aspettavo. Ritrovare amici e luoghi dove hai vissuto i più bei momenti della tua infanzia è una sensazione unica e da vivere. È come riabbracciare una parte di te che pensavi perduta.

Che emozioni hai provato?

Una commozione profonda. Emozionarsi oggi è un atto di coraggio, forse il più raro, sicuramente il più bello. In un mondo che ci spinge a essere sempre forti, tornare vulnerabili davanti a un ricordo è un gesto potente. Ho viaggiato con gli occhi, con la mente e con il cuore. E San Donato mi ha accolto come un figlio che torna.

Cosa ti ha colpito di più nel rivedere il paese?

La bellezza intatta. Il panorama, il silenzio, i colori… tutto è come lo ricordavo, ma con una luce nuova. E poi quella panchina, proprio quella, dove da bambino mi sedevo con mio nonno. Ritrovarla è stato come ritrovare lui. È lì che ho capito che il tempo non cancella, conserva.

E il clima politico attuale? Come lo vivi?

Ti dirò la verità: mi ha deluso profondamente. Tornare qui mi ha riempito il cuore, ma osservare il dibattito pubblico, le tensioni, la mancanza di visione e di rispetto reciproco… mi ha lasciato un senso di amarezza. Mi aspettavo un paese più maturo, più unito. Invece vedo troppe divisioni, troppe parole vuote. È come se la politica avesse smesso di ascoltare la gente, e questo fa male. Ma forse proprio da luoghi come San Donato può rinascere qualcosa di autentico.

Hai un messaggio per chi legge questa intervista?

Sì: tornate. Tornate nei luoghi che vi hanno fatto crescere, nei ricordi che vi hanno formato. Non aspettate che sia troppo tardi. Le radici non sono solo sotto terra, sono dentro di noi. E quando le ritroviamo, ci sentiamo interi.

Finale prima di ripartire nelle vie  strette e misteriose del Paese: i Vaneddri.

E così, seduto dove il tempo mi ha aspettato, ho ritrovato me stesso.

Tra le pietre che ricordano, gli sguardi che accolgono, e le voci che non hanno mai smesso di chiamarmi.

San Donato non è solo un luogo: è una carezza antica, un respiro che sa di casa.

Ritrovare amici e luoghi dove ho vissuto i più bei momenti della mia infanzia è stato come riaprire il cuore al suo battito originario.

Un’esperienza unica, da vivere almeno una volta… e da non dimenticare mai.

A chi legge, l’augurio più sincero:

Che possiate tornare anche voi, là dove siete nati, là dove siete stati felici.

Che possiate sedervi sulla vostra panchina, ascoltare il silenzio che vi riconosce,

e sentire che nulla è perduto — finché il cuore sa dove tornare.

E comu dicimu aru paisi:

“Santu Dunatu è comu ‘na mamma… t’spetta sempi, cu ‘u cori apiertu.”

(San Donato è come una madre… ti aspetta sempre, col cuore aperto.)

Intervista raccolta e firmata da Gigiotto Bisignani

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