Buona Befana 2013…

la Redazione

Secondo la tradizione italiana la Befana, raffigurata come una donna anziana che vola su una scopa, fa visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio (la notte dell’epifania) per riempire le calze lasciate da essi appositamente appese sul camino o vicino a una finestra. Inoltre, in molte case, per attirare benevolmente la befana, è tradizione lasciare un piattino con qualcosa con cui possa ristorarsi: generalmente si tratta di un mandarino, un’acciuga, un pezzo di aringa affumicata o qualche cipollina sotto aceto e un bicchiere di vino rosso. Nel caso i bambini siano stati buoni, il contenuto delle calze sarà composto da caramelle e cioccolatini, caramelle alla frutta, mandarini, noci, frutta secca e piccoli regali, in caso contrario conterranno carbone (oggi si usa un preparato in zucchero colorato di nero a forma di carbone e molto duro da masticare). Spesso la befana viene descritta come una vecchia, che vola su una scopa e ha una borsa o un sacco pieno di ogni squisitezza, regali per i bambini meritevoli, ma anche di carbone per i bambini che non sono stati buoni durante l’anno.

 

CHI SI RICORDA DELLA NOTRA BEFANA PAESANA? hai racconto ?scrivilo nello commento…

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Domenica 6 Gennaio 2013…Epifania

La Redazione

La Santa Messa dell’Epifania  si terrà nella “grotta di Sant’Angelo”  Domenica 6 Gennaio

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Come eravamo : Sàntu Dunàtu, nà pìcchi ì stòria.

La Redazione & Minucciu

Nei tardi pomeriggi estivi, molto spesso “nùi quatràri dò casali” andavamo “àra Mòtta o ari Palìzzi” per godere dei venticelli delle serre che, “paràti dè còsti”, non giungevano nelle zone sottostanti che restavano gravate da una pesante afa.

“Aru chiànu dà tèrra” si radunava un bel pò di gente fra cui molti anziani, i quali, affacciati al basso muretto che delimitava il piazzale, guardavano nella vallata, commentavano ed annotavano ciò che vedevano, quel che accadeva in paese o nelle campagne o nei tratturi, che dalle varie località salivano fino al paese.

I più anziani rammentavano e discutevano su ciò che era od era stato il paese nei tempi antichi, “tannu”, per usare l’espressione più usuale pronunciata dai nostri vecchi. Basavano i loro racconti su memorie trasmesse da altri anziani che avevano loro tramandato antiche vicende, tradizioni e più remote narrazioni su “cùmu ghèra Sàntudunàtu e cùmu e chìni ghèranu i santunatisi”. Continua a leggere

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Buon fine 2012 e Felicissimo 2013 !!

La redazione

Ultime ore di questo 2012…molte cose da ricordare e molte da dimenticare…auguro a voi tutti un nuovo anno pieno di gioie ,salute e felicità…per il nostro paese auguro un anno prospero e d’unità nell’aprire una nuova pagina della storia del paese…dimentichiamo i problemi del passato guardiamo insieme ed UNITI verso un’avvenire migliore…un pensiero va a tutte le vittime della crisi, gli ammalati ,a tutti coloro che ci hanno lasciato ma ci guidano da Lassù,a tutti i bisognosi etc…a tutti “Buon fine  2012 e FELICISSIMO 2013  !!”

“Manda l’augurio che vuoi scrivendo nel commento,ad amici ,paesani,familiari etc..”

 

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Buone Feste a tutti…!

La Redazione

La redazione augura a tutti i « lettori » e « Sandonatesi »  residenti e sparsi nel mondo
I migliori AUGURI  di Buon Natale e felicissimo fine anno 2012.

Il Natale porta nell’aria un profumo speciale, un profumo di pace e serenità. Possa questo profumo coinvolgere i cuori di tutte le persone del mondo affinchè la vita possa essere migliore.Buon Natale!

« Vorrei poter mettere lo spirito del Natale all’interno di un barattolo e poterlo tirare fuori mese per mese, poco alla volta. »
(Harlan Miller)

“Manda l’augurio che vuoi scrivendo nel commento,ad amici ,paesani,familiari etc..”

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Sesta tappa. del Trekking due Mari:al rifugio Piano di Lanzo

La redazione

«Una vetta non è solamente un posto su una montagna. La vetta esiste nei nostri cuori e nelle nostre menti.
É un frammento di un sogno che si avvera, la prova inconfutabile che la nostra vita ha un senso. La vetta è un simbolo, la dimostrazione che con la forza della nostra volontà, delle nostre gambe, della nostra schiena e delle nostre mani, possiamo trasformare le nostre vite in ciò che vogliamo.»
(In vetta a occhi chiusi – E. Weihenmayer)

6^ tappa. del Trekking  due Mari e 35 vett . Mercoledì, 20 Giugno2012.

Dal Campo al rifugio Piano di Lanzo – Lunghezza 19 Km . Tempo di percorrenza  9 ore e 40 minuti .Dislivello : 1113  m. in salita  ;1344 m.. in discesa .Rifornimento idrico:Piano di Lanzo .Difficoltà EE

Le vette da scalare in questa tappa : Monte la Mula , Serra Paratizzi , Cozzo di Valla Scura , La Calvia , Cozzo del Pellegrino e Cozzo del Mangano.

  La mattina di Mercoledì 20  giugno dopo un’abbondante colazione e preparato i panini con quello che era rimasto dalla sera ;   raccogliamo  i sacchi a pelo e le tende e ci incamminiamo verso la  Mula .Il primo tratto ripido ; abbiamo fatto un taglio per incrociare la orrida strada sterrata che porta  in vetta Monte la Mula 1935 m.  slm , la 12^ vetta ; un panorama a 360° ma il nostro sguardo andava in direzione delle nostre prossime vette allineati di fronte a noi ..Serra Paratizzi , Cozzo di valla Scura , la Calvia e  il Cozzo del Pellegrino , che si vedeva in lontananza che con 1986 m. slm  è la montagna più alta dell’Orsomarso. Ripreso il fiato ci siamo diretti verso il piano di Zaperna  per poi salire  a Serra Paratizzi 1795 m.  slm 13^ vetta ; facciamo un sali e scendi ; questo tratto è particolarmente difficoltoso per la sua vegetazione di faggi molto rigogliosa e per il sentiero inesistente e quindi difficile orientarsi anche perché non hai nessun tipo di visibilità ; ad un certo punto proprio sul sentiero la traccia del lupo … i suoi escrementi con il pelo di cinghiale , subito dopo un  inghiottitoio ;  fatto l’ultimo tratto di salita siamo arrivati in vetta a Cozzo di valle Scura 1824 m.  slm 14^ vette anche questa vette è invasa dalla vegetazione , per vedere il panorama e il rifugio Piano di Lanzo  sono salito su un faggio!! Continua a leggere

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Un Menu Anticrisi…

La redazione

Un MENU ANTICRISI a  C.da Vallo Marino-SAN DONATO DI NINEA

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Come eravamo :Tannu…gusàvadi accussì (cinque)

La Redazione & Minucciu

La crescita

Il neonato sandonatese, come abbiamo visto, trascorreva i suoi primi giorni con le palpebre gonfie ed occhi rigorosamente chiusi, causa congiuntivite post parto. Se gli occhi pativano, il restante della corporatura non e che godesse perché, la tradizione ed una certa forma di “pediatria popolare” dell’epoca, consigliava una fasciatura collo-piedi che trasformava il neonato in una piccola mummia di cui restava visibile la sola testolina. Sebbene fosse abbastanza “làsca” la fasciatura dava l’idea di un bambino immobilizzato nella posizione di “attenti” con gambette unite e ben distese, braccia lungo i fianchi, in una posizione che sicuramente limitava ed impediva i movimenti degli arti e quel dinamismo, necessario nei primi giorni di vita, per permettere al neonato di assumere una certa padronanza nella gestualità e contemporaneamente acquisire un’iniziale tonicità muscolare. La fasciatura, era praticata allo scopo di proteggere la schiena da traumi e raddrizzare gli arti del neonato e non veniva considerata l’ipotesi che ne potesse risultare compromesso il tono muscolare, la limitazione del movimento ed essere di nocumento nei primi rudimenti di governo della motilità articolare. Osservando foto di ragazzini degli anni cinquanta si noterà l’esiguità della muscolatura negli arti. Non era dovuta del tutto a carenze alimentari. Da profano presumo che la scarsa consistenza muscolare era dovuta ai “guasti” dei primi tre mesi di vita, trascorsi in fasce e vissuti come delle piccole mummie, immobili ed impossibilitate a qualsiasi movimento articolare. Nelle intenzioni, il bimbo doveva necessariamente essere protetto e cautelato; l’unica soluzione pare fosse quella che lo vedeva costretto ed immobile in una posizione per me innaturale. Secondo la mia convinzione non era la sola “pediatria spicciola” a richiedere la fasciatura: “A tannu”, ossia nel tempo in cui l’economia era fondata prevalentemente su attività manuali e tutte le braccia dovevano “produrre” utile, anche la puerpera, più o meno dopo una/due settimane dal parto, doveva ritornare al lavoro. Un bambino fasciato era trasportabile e più facilmente gestibile sul luogo di lavoro e soprattutto, immobile com’era, non poteva essere soggetto ad incidenti. Almeno nel ceto popolare, poteva anche essere la miseria e non la scienza a determinare il sistema di allevamento e custodia dei figli, Continua a leggere

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“Ricomincio da Doppio Zero”…Pietro Viggiani

La redazione

Questa sera, ore 19 alla Fiera del Libro  presentazione del romanzo

“Ricomincio da Doppio Zero”

del Sandonatese Pietro Viggiani spazio Bibliolibreria al Palazzo dei congressi di Roma EUR.

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Vita sandonatese, fra pàrmarij, e storij…in preparazione

Redazione & Minucciu

Lettera alla Redazione

Illustre Direttore.

In forma privata ti avevo avvertito che per il tempo che mi sarebbe stato necessario, la collaborazione al Giornale interattivo sarebbe stata meno frequente per miei impegni in studi e ricerche sull’antico tessuto sociale sandonatese, con particolare riferimento a lingua, cultura, storia, tradizioni, ambiente ed economia.

Sono giunto, come sul dirsi, a metà del guado ma ho inteso lo stesso trarre le prime conclusioni e dare corpo alle ricerche fin qui condotte.

Hai sicuramente presente le ricerche sul dialetto sandonatese, delle quali ti ho fatto partecipe, inviandoti alcuni risultati sulla prima lettera dell’alfabeto e che hai gentilmente pubblicato sul giornale. Ti partecipo che è in fase di stampa il relativo opuscolo di circa 400 pagine nel quale, oltre ai termini dialettali che hanno come iniziale tutte le ventuno lettere dell’alfabeto, ho riportato quelli relativi alla divisione del tempo ( mesi, giorni, ore della giornata e ricorrenze), alcuni dei soprannomi correnti in San Donato. Continua a leggere

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