La storia del 1° maggio

La redazione

La storia del 1° maggio

 Non è una festa ma una giornata di lotta !!

Il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue Napoli il 20 aprile 1890 – in Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante –

Il 1 maggio 1891 induce la Seconda Internazionale a rendere permanente la “festa dei lavoratori di tutti i paesi.


Non è una festa ma una giornata di lotta.

Una giornata che serve ai lavoratori per prendere coscienza della propria forza.

Per ricordare ai datori di lavoro che senza la forza del lavoro non si raggiunge nessun obiettivo economico.

 La Festa dei lavoratori, o meglio la Festa del lavoro, è una festività che annualmente viene attuata per ricordare l’impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori. La festa del lavoro è riconosciuta in molte nazioni del mondo ma non in tutte.

Più precisamente, intende ricordare le battaglie operaie per la conquista di un diritto ben preciso: l’orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore. Tale legge fu approvata nel 1866 nell’Illinois, (USA), la Prima Internazionale richiese che legislazioni simili fossero approvate anche in Europa.

Convenzionalmente, l’origine della festa viene fatta risalire ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro a New York il 5 settembre 1882. Due anni dopo, nel 1884, in un’analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché l’evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate alla Internazionale dei lavoratori – vicine ai movimenti socialista ed anarchico – suggerirono come data della festività il Primo maggio.

Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago (USA) e conosciuti come rivolta di Haymarket. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio quando la polizia sparò sui manifestanti provocando numerose vittime.

L’allora presidente Grover Cleveland ritenne che la festa del primo maggio avrebbe potuto costituire un’opportunità per commemorare questo episodio. Successivamente, temendo che la commemorazione potesse risultare troppo in favore del nascente socialismo, stornò l’oggetto della festività sull’antica organizzazione dei Cavalieri del lavoro.

La data del primo maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di Festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872.

In Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia soltanto due anni dopo.

In Italia la festività fu soppressa durante il ventennio fascista – che preferì festeggiare una autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile in coincidenza con il Natale di Roma – ma fu ripristinata subito dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945. Nel 1947 fu funestata a Portella della Ginestra (Palermo) quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina.

Località portella della Ginestra  (Piana degli Albanesi – Palermo)

Portella della Ginestra (Renato Guttuso)

La carneficina durò un paio di minuti. Alla fine la mitragliatrice tacque e un silenzio carico di paura piombò sulla piccola vallata.
Era il Primo Maggio 1947 e a Portella della Ginestra si era appena compiuta la prima strage di Stato. Undici morti, due bambini e nove adulti. 27 i feriti. Tutti poveri contadini siciliani.
A sparare dalle alture, sulla folla radunata a celebrare la festa del lavoro, erano stati gli uomini del bandito Salvatore Giuliano, gli italiani lo scopriranno solo quattro mesi dopo, nell’autunno del 1947. Ma mai riusciranno a sapere chi armò la mano di quei briganti.

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1 commento

    • Giovanni Benincasa il 1 Maggio 2012 alle 12 h 37 min
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    Il primo maggio, oggi, è una ricorrenza che si celebra in modo festoso, ma alle spalle come ricorda, abbondantemente, l’articolo ha tragigi trascorsi poichè, come sempre, l’affermazione dei propri diritti, suffragata dal compimento del proprio dovere non sempre è vista di buon occhio da chi detiene il potere nelle proprie mani.
    Comunque buon primo maggio a tutti i lavoratori, in particolare a coloro che non ha mai avuto paura di asciugare il sudore dalla propria fronte. Giovanni

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