Memorial dell’Emigrazione Sandonatese : Raffaele Madormo San Donato 1933/ Brasile 2011

Luigi Bisignani & Teresa Madormo

“Indimenticabili personaggi d’altri tempi”

Ci sono personaggi  che ricordiamo per la loro cultura  o intelligenza,spesso si dimenticano quelli sfortunati ma che hanno lasciato un segno,un’impronta nella storia paesana,oggi voglio rimediare a questa ingiustizia.

Memorial dell’emigrazione Sandonatese”

Pubblichiamo  la storia di un nostro paesano “Raffaele Madormonato a San Donato di Ninea  nel 1933 , partito nel  Brasile nel 1953,storia raccontata e scritta da sua figlia Teresa Madormo che vive tutt’ora nel Brasile…

Da notare che voi tutti potete raccontare la vostra storia , di parenti,etc…

Raffaele Madormo è nato il 24 maggio 1933 a San Donato di Ninea, figlio di Antonio Madormo e Maria Innocenza Campolongo. A 12 anni é partito a vivere a Frascinetto per imparare il mestiere di fabbro(Furgiaru), con il maestro apprese  a fare ferri di cavallo, serrature e ferramenti.

A  18 anni, nel 1953 decide di partire per il Brasile. Il  dopoguerra fu  uno dei grandi periodi d’immigrazione, il Brasile non ebbe problemi maggiori  causati dalla guerra ed era considerato il paese dell’opportunità di lavoro. Arrivati al porto di Santos nello stato di San Paolo il 30 di aprile di 1953, subito dopo arrivo  nella città di San Paolo dove ha ottenuto un lavoro in una fabbrica di carrozzeria per camion.

Vicino a questa fabbrica viveva la famiglia di un immigrato italiano denominato Michelangelo Pezzano. Mio padre s’innamoro Luiza che era la figlia di Michelangelo e Joana. Mio nonno era di Scalea (CS) e mia nonna brasiliana figlia d’immigranti spagnoli.

 

L’avvicinamento  con la famiglia di mio nonno ha contribuito all’adattamento di mio padre alla nuova terra. Mio padre è sempre stato considerato come un figlio dai miei nonni, e mio padre li ha sempre considerati come i propri genitori.  Mio nonno è morto nel 1985 e mia nonna morì alla fine dello scorso anno, aveva 99 anni.

Nel 1956, inizia a lavorare al Jockey Club di San Paolo facendo i ferri per cavalli da corsa. Il 27 aprile 1957, sposo Luiza.

Decise nel 1958 lasciare il suo lavoro al Jockey Club per aprire la sua prima attività propria, un bar.

Io Maria Teresa sono nata nel 1963, mio fratello Antonio Michelangelo nel 1966 e mia sorella Joana Lucia nell 1972.  Nel 1968 apre un negozio di generi alimentari e continua anche con il bar.

Dopo tre anni, nel 1971, mio padre e tre  partner fondarono una fabbrica di manufatti di cemento chiamata “Lages Santo Amaro”.

Infine nel 1973, vent’anni dopo la sua partenza dall’Italia, mio padre torna a San Donato di Ninea. Ritrova i miei nonni e anche mio bisnonno padre di mia nonna Maria Innocenza, immaginate la gioia di tutti e soprattutto mio padre a rivedere la sua famiglia e la sua patria.Abbiamo avuto l’oppotunità di rivenire  in Itália e conoscere la nostra famiglia italiana, così la famiglia di mio padre come di mio nonno Michelangelo.   Da quando e ritornato da questo viaggio  non é mai  ritornato in Italia, ben 38 anni che manca da San Donato di Ninea,mio padre voleva rivedere  la sua famiglia, ma mio nonno già ammalato gli  disse che non voleva morire lontano dalla sua famiglia e dal Brasile che considerava  la loro terra del cuore.

Oggi mio padre è pensionato come a sempre lavorato e non sa stare senza fare niente  allora si occupa facendo  le piccole riparazioni nelle sue case che affitta. La vita dei miei genitori è stato molto  dura, ma piena di  gioie.

I vecchi  immigranti  dicevano vieni in  Brasile per “trovare  l’America”, con lo scopo  di trovare la “terra promessa” senza sapere esattamente dove stavano andando, oggi la maggior  parte si sono stabliti qui e  possono dire che con il loro sudore “ hanno trovato  l’America”.

 

 

 

 

I miei genitori oggi

C’è una vecchia canzone tradizionale d’immigranti italiani in Brasile, nessuno sa chi sia l’autore, ma che dice  questo:

           “Dal’lItalia noi siamo  partiti

            Siamo partiti col nostro onore

            Trenta sei giorni di machina e vapore

            E in Merica noi siamo arrivá

             Merica, Merica, Merica

            Cosa sarala sta Merica

            Merica, Merica, Merica

            L’e un bel mazzolino di fior

             A la Merica noi siamo arrivati

            Noi abiami trovato ne paglia ne feno

            Abiam dormito sul nudo terreno

            Comme le bestie abiamo riposá

              La America l’e lunga e l’e larga

             L’e formata di monti e di piani

             E con l’industria dei nostri italiani

            Abiam formato paesi e citá”

 

 

Questo è un piccolo omaggio a tutti i sandonatensi, ho dipinto a mano su ceramica  la Chiesa della Madona Assunta.

con affezione a tutti i paesani SANDONATESI cari saluti dal Brasile

TERESA MADORMO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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5 commenti

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  1. Spero che questo sia l’inizio di un lungo Omaggio all’emigrazione SanDonatese,volevo precisare che si considera emigrato anche colui che é partito fuori paese anche se di pochi km,non soltanto coloro che hanno fatto migliaia di Km…raccontate la vostra storia ,di amici ,parenti rendete loro l’omaggio che meritano !!

    • minucciu il 9 Settembre 2011 alle 13 h 43 min
    • Rispondi

    Era ora che qualcuno facesse conoscere alle nuove generazioni e rammentare a chi quel periodo l’ha vissuto, cos’è stata e cosa ha provocato l’emigrazione.
    Allontanamento dagli affetti, ricerca e speranza in una vita migliore, ecco cosa significava emigrare.Brava signora Madormo, voglio incoraggiarla ad indurre la comunità dei “sandonatesi” in Brasile a seguire il suo esempio e raccontare gli episodi di vita vissuta degli emigranti. Grazie Minucciu

    • Giovanni Benincasa il 9 Settembre 2011 alle 15 h 34 min
    • Rispondi

    Tutti coloro che siamo andati via credo l’abbiamo fatto per un solo motivo: cercare di migliorarci, cioè riuscire a raggiungere una posizione socio/economica il più rilevante possibile e ciascuno ha fatto un proprio percorso di vita e quindi ha alle proprie spalle una storia, più o meno densa di sacrifici, da raccontare.
    Questa ne è un esempio di tutto rispetto e che pone in evidenza i sacrifici cui si è andati incontro per crearsi quella posizione cui ho accennato con alla base tanta onestà.
    Spero che i miei saluti possano raggiungere questa brava famiglia!
    Saluti! Giovanni Benincasa

  2. E da quasi dieci anni che cerco di far raccontare un po la storia di ogni emigrante…che potrebbe servire da esempio di coraggio ed amore verso il proprio paese… ora Teresa mi ha ascoltato e lo ha fatto spero che la porta si é aeprta e ne seguiranno altri….
    grazie a voi tutti che partecipate e parteciparete su questo giornale e specialmente su questa rubrica “memorial dell’emigrazione Sandonatese”
    aspetto i vostri scritti che saranno pubblicati e faranno parte di una raccolta speciale….buona scrittura e buoa lettura !!!

    • Luigi Cucci il 9 Settembre 2011 alle 18 h 39 min
    • Rispondi

    i miei zii raffele e francesco sono delle persone stupende,amanti del lavoro e della famiiglia,pur raggiuggendo posizione economiche elevate sono rimasti quelli di un tempo senza darsi delle arie come succede ad altri,che sono solo fumo,bas…ti pensare che il cugino raffele donato madormo,dedito alla politica ha un ruolo importante a s.paolo lo possiamo paragonare ad un ministro italiano,indimo collaboratore del ex presidente lula.una famiglia unita,vorrei salutare tutti gli zii e zie,cugini e cugine maria teresa hai fatto una cosa stupenda per i tuoi genitori,speriamo di vederci presto un bacione a tutti vostro luigi

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